Le elezioni europee si avvicinano e diventano sempre più il banco di prova per molte ipotesi politiche che riguardano il nostro Paese. La prima è la capacità delle forze populiste o sovraniste di ottenere importanti risultati nel continente. I due vicepremier sono fortemente impegnati in quest’opera. La seconda questione è relativa alla tenuta del governo: i risultati delle Europee dirimeranno il tema del peso delle due forze di maggioranza, con possibili ripercussioni sui loro rapporti. Infine, è da considerare il fatto che i costi della manovra attuale saranno misurabili solo dopo qualche mese dall’entrata in vigore dei provvedimenti, quindi all’incirca a partire da giugno. E se i conti non dovessero essere a posto, anche a seguito del quadro economico generale che non pare incoraggiante, si profila il rischio di una manovra correttiva, con possibili contraccolpi politici.
È quindi importante vedere quali potrebbero essere i risultati di questa consultazione e una premessa è d’obbligo: siamo distanti dalle elezioni e ora in campagna elettorale ci sono soprattutto i due partiti di governo. Le due forze di opposizione, in difficoltà per motivi diversi, entreranno in partita più tardi. Forza Italia probabilmente nelle prossime settimane dopo la nuova «discesa in campo» di Berlusconi, il Pd dopo le primarie. Anche qui con scenari diversi: una scarsa partecipazione e un segretario che non superi il 50% possono rappresentare un rischio per il partito. Inoltre, nel prossimo mese ci saranno le Regionali in Abruzzo e Sardegna, che avranno un peso non irrilevante nel definire il clima con cui si andrà al voto europeo.
Uno dei primi elementi da tenere sotto controllo è la stima della partecipazione al voto europeo. Alle elezioni del 2014 si recò alle urne, in Italia, circa il 59% degli aventi diritto, e poco meno del 56% espresse un voto valido. Oggi la partecipazione, a bocce ferme, sembra già essere simile a quella di allora, con il 43% incerto o propenso a non votare. È un dato importante che, ragionevolmente, potrebbe alzarsi con l’avanzare della campagna elettorale.
Gli orientamenti di voto attuali ci restituiscono una Lega ai suoi massimi, accreditata del 35,8%, un risultato davvero rilevante e superiore alle ultime stime per le Politiche. Il partito di Salvini in questa fase riesce a mobilitare il proprio elettorato e a mantenerlo anche alle Europee il che fa sì che, votando meno persone, a parità di consensi la percentuale aumenti. La Lega conferma dunque la centralità che la caratterizza, per le ragioni che più volte abbiamo sottolineato. Una posizione univoca, un elettorato omogeneo, una forza mediatica inedita, la capacità di cogliere i sentimenti forti dell’opinione pubblica. Inoltre, le vicende delle ultime settimane (linea della fermezza sui migranti e cattura di Cesare Battisti) sembrano concorrere a questa crescita di consenso. I 5 Stelle si attestano al 25,4%, quasi due punti sotto le stime di voto politico. Abbiamo già sottolineato qualche settimana fa, nel tirare il bilancio dell’anno, i punti di difficoltà del Movimento, dalle divisioni interne, alla grande trasversalità dell’elettorato, alla complessità dei temi che Di Maio si trova a gestire. A questo si aggiunga un elettorato meno «galvanizzato», a differenza di quello leghista, e quindi meno spinto alla partecipazione al voto.
Il Pd è accreditato di un risultato che lo colloca al 17,3%, in calo rispetto alle stime di fine dicembre, ma in ripresa rispetto a quelle di novembre. È un dato che conferma non tanto la capacità attrattiva, quanto anche in questo caso la tenuta del proprio elettorato. Nonostante le difficoltà evidenti, il Pd riesce comunque a mantenere il proprio «zoccolo», mantenendosi vicino al risultato del 4 marzo. Sempre in quest’area +Europa fa registrare un risultato superiore al voto politico, che però non le consentirebbe di superare la soglia di sbarramento. FI si attesta al 7%, in calo rispetto alle intenzioni di voto per le Politiche. Parte importante dell’elettorato di questa formazione è transitato verso la Lega. È da vedere se la candidatura di Berlusconi, che senza dubbio ha una valenza non irrilevante, riuscirà a riportarne indietro almeno una parte. Fratelli d’Italia mantiene il proprio dato, al 3,4%, percentuale che non consentirebbe l’elezione di parlamentari europei.
Queste le stime ai blocchi di partenza. La strada per le europee è però lunga, e molto può cambiare, anche in relazione all’efficacia percepita dei due provvedimenti simbolo, quota 100 e reddito di cittadinanza, che saranno operativi qualche mese prima del voto. E poi, non ci stancheremo di sottolinearlo, i sondaggi fotografano la situazione del momento e non prevedono il futuro, malgrado le comprensibili aspettative in tal senso da parte dei media e della politica.