Smart Skinwear è il nome di una tuta intelligente che permette di registrare l’umidità percepita dal corpo umano grazie a una rete di sensori di ultima generazione. La tuta ha funzioni diverse: serve agli sportivi che vogliono rilevare le performance del corpo umano in condizioni di sforzo e ai produttori di abbigliamento tecnico che vogliono verificare la tenuta stagna di cuciture e zip. Nei prossimi mesi potrebbe essere utilizzata per testare l’affidabilità di tante giacche impermeabili che entrano sul mercato e che devono essere testate per le loro effettive funzionalità.
Smart Skinwear è uno dei tanti esempi di come le nuove tecnologie di Industria 4.0 stanno rapidamente contaminando settori apparentemente tradizionali come quello del tessile-abbigliamento. Quello che è più interessante è che la tuta è il risultato di un progetto sperimentale avviato dall’ITS COSMO di Padova in collaborazione con Centrocot di Busto Arsizio specializzato nelle tecnologie per la moda. In un anno di lavoro, una fondazione con personale specializzato e un gruppo di giovani studenti sono stati in grado di passare da un’intuizione a un prototipo funzionante che, tra qualche settimana, potrebbe essere stabilmente utilizzato come strumento di prova per la certificazione della qualità di prodotti industriali.
La storia dell’ITS COSMO non è una vicenda isolata come si potrebbe immaginare. Gli Istituti Tecnici Superiori sono da tempo impegnati in un dialogo con le imprese per capire come contribuire ai processi di innovazione. Nel corso degli ultimi due anni, l’iniziativa “ITS 4.0” ha consentito di focalizzare l’attenzione sui temi di Industria 4.0 e sulle sue diverse implicazioni. Nel 2018, per dare qualche numero, sono stati avviati un centinaio di progetti dedicati ai temi 4.0 con un coinvolgimento di milleduecento studenti che hanno collaborato con oltre cento grandi e piccole imprese allo sviluppo di soluzioni tecnologicamente all’avanguardia nell’ambito della robotica, della manifattura digitale, della sensoristica avanzata (come nel caso della tuta sviluppata da COSMO). Sulle colonne di questo giornale, Federico Butera e Marco Lonardi hanno giustamente sottolineato nei giorni scorsi l’importanza degli ITS come pilastri di una nuova strategia formativa in grado di sostenere la capacità di innovare delle imprese e di offrire ai giovani opportunità di lavoro che siano allo stesso remunerative e interessanti. È importante che il percorso fatto in questi anni continui a trovare il sostegno del governo e delle regioni. È importante, soprattutto, promuovere un’idea di scuola che non sia più semplicemente “istruzione” (non c’è e non ci sarà a breve un manuale di istruzione per Industria 4.0) ma soprattuto capacità di sviluppare innovazione attraverso metodi didattici che considerano lo studente come parte attiva nei processi di scoperta e nel dialogo con il mondo delle imprese.
Si potrebbe osservare che i progetti messi a punto a partire dalla collaborazione fra gli ITS e le imprese, in particolare le più piccole, non rappresentano nella maggior parte dei casi innovazioni di tipo radicale limitandosi a ricombinare in modo intelligente tecnologie già esistenti. Questo è vero, ma nulla toglie all’importanza economica del percorso avviato. In un articolo apparso qualche anno fa, gli economisti Ralf Meisenzahl and Joel Mokyr spiegavano come il successo della Gran Bretagna nella prima rivoluzione industriale sia dipeso da una vasta platea di “tweakers”, artigiani e ingegneri di varia provenienza, che hanno contribuito con una miriade di interventi localizzati al miglioramento delle tecnologie che hanno segnato le grandi trasformazioni di quegli anni. Per beneficiare degli incrementi di produttività innescati dal potenziale delle tecnologie 4.0 anche l’Italia ha bisogno di un esercito di “tweakers”: l’identikit di questi “adattatori” è quello di persone attente, consapevoli, in grado di fornire un contributo attivo all’organizzazione nel suo complesso. È questo il profilo dei lavoratori che faranno la differenza.
Come moltiplicare queste iniziative favorendo la crescita di tanti giovani che oggi possono affacciarsi a importanti opportunità di crescita professionale? Una proposta di facile realizzazione e di impatto è quella di legare il futuro di questi progetti ai voucher che la finanziaria approvata qualche settimana fa ha identificato come leva per l’innovazione nelle piccole imprese. Questi voucher consentiranno alle imprese di minore dimensione per spesare un Innovation manager che guidi l’impresa verso la crescita e la competitività. La vicenda di Smart Skinwear e di tanti altri progetti avviati in questi anni confermano l’opportunità di trovare questi manager dell’innovazione all’interno delle fondazioni ITS con l’obiettivo di promuovere un coinvolgimento di studenti e professori. Tutto ciò, ovviamente, sulla base di metodologie didattiche in grado di strutturare il percorso di innovazione e rendere questo stesso processo leggibile e rendicontabile. Un’opportunità reale per chi punta al rilancio del nostro tessuto manifatturiero.