Dopo il governo di Matteo Renzi, che nel 2016 affrontò il referendum abrogativo invalidato dal mancato raggiungimento del quorum, stavolta le trivelle affondano nel cuore pentastellato del governo giallo-verde. Ovvero quel Luigi Di Maio che da leader dei 5 Stelle ribadisce via Facebook che « siamo dalla parte delle associazioni che si oppongono alle trivellazioni » per la ricerca di petrolio in mare e che da ministro dello Sviluppo economico ha dato di fatto il via libera alle ricerche nel mar Ionio, in un un’area di 2mila 200 chilometri quadrati. « Un altro regalo alla Puglia e alla Basilicata dopo la vicenda Ilva e le autorizzazioni alla Shell rilasciate dal ministero dell’Ambiente » , tuona Angelo Bonelli, storica voce ambientalista. Era stato lui a sollevare il caso dopo che sul Buig, il Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse, erano stati messi nero su bianco i tre nuovi permessi di ricerca alla società statunitense Global Med Llc.
Di Maio parla di atto dovuto. Ma la base dei 5 Stelle in Puglia è in rivolta contro le decisioni del governo. E il vicepremier sostiene che « queste ricerche di idrocarburi erano state autorizzate dal governo precedente e in particolare dal ministero dell’Ambiente ai tempi del ministro Gian Luca Galletti, che aveva dato una Via, la Valutazione di impatto ambientale, favorevole » . Bonelli contesta invece l’autodifesa del governo: « Il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, non dice che i suoi uffici hanno dato pareri positivi per le trivellazioni in Adriatico e alla Shell nell’area del Parco nazionale Appennino lucano Val d’Agri- Lagonegrese » . E in più, ragiona, non c’è stato alcun atto per fermare l’iter avviato dal vecchio esecutivo.
A stretto giro di social è toccato allo stesso Costa replicare che «non ho mai firmato autorizzazioni a trivellare il nostro Paese e i nostri mari e mai lo farò. Non sono diventato ministro per riportare l’Italia al Medioevo economico e ambientale ». Carta canta, però, e a pagina 26 del Bollettino è indicato espressamente a proposito dell’utilizzo dell’air gun ( « le bombe d’aria e sonore che provocano danni ai fondali e alla fauna ittica», avverte Bonelli) che è la «tecnica più efficace per lo studio delle caratteristiche geologiche del sottosuolo marino» e che «si riscontra l’assenza di una correlazione provata degli impatti sui mammiferi marini».
I 1.024 giorni del governo Renzi furono segnati da un notevole aumento dei permessi per la ricerca di petrolio in mare e dal colpo di mano del 22 dicembre 2015, con il via libera alle trivelle davanti alle isole Tremiti proprio mentre lo stesso governo cercava di evitare i quesiti referendari promossi da dieci Regioni. Compresa la Puglia, il cui presidente Michele Emiliano oggi si dice pronto a impugnare le nuove autorizzazioni « per difendere il nostro mare » e si scaglia contro «la bieca ipocrisia di chi, dopo aver finto di lottare al nostro fianco, appena giunto al governo del Paese anche grazie ai tanti elettori sensibili a questo argomento, ora assume le medesime condotte dei governi precedenti». Di Maio promette che « presto porteremo in parlamento una norma che dichiara l’air gun una pratica illegale e che renda sconveniente trivellare in mare e a terra».