Un mercato a due facce. Formalmente nel 2018 il mercato italiano delle fusioni ha fatto registrare (come operazioni completate) un controvalore di circa 91,4 miliardi di euro (il doppio rispetto ai 46 miliardi del 2017) con 882 operazioni (+8% rispetto alle 817 del 2017).
Ma in realtà si osserva l’incidenza di due grandi operazioni già annunciate nel 2017, che hanno avuto poi un percorso complesso . Si tratta della fusione tra Luxottica ed Essilor, che con un controvalore di oltre 25 miliardi di euro si configura come una delle operazioni più importanti del mercato M&A italiano di sempre. L’operazione si è finalizzata solo nel dicembre di quest’anno a causa degli iter autorizzativi delle Autorità Antitrust. Complesso è stato anche l’iter dell’acquisizione del concessionario autostradale spagnolo Abertis da parte di un veicolo costituito da Atlantia, Acs ed Hochtief, transazione da 16,5 miliardi.
Quindi, secondo il rapporto Kpmg, depurato da queste due operazioni, che da sole valgono oltre 42 miliardi, pari al 46% del mercato, in realtà l’M&A italiano ha fatto registrare due velocità. Ottima partenza nei primi mesi 2018 con 31,5 miliardi di valore nel primo semestre, seguito da un rallentamento nella seconda parte con operazioni per appena 18 miliardi. Quindi per complessivi 49,5 miliardi.
Per Max Fiani, partner Kpmg e curatore del rapporto M&A, «sul mercato italiano, nella seconda parte dell’anno ha pesato il clima di incertezza derivante sia dal nuovo scenario politico, sia dalla volatilità dei mercati finanziari internazionali a causa del rallentamento nelle aspettative di crescita».
Anche il crossborder (Italia su estero) deve tenere conto delle operazioni Essilor e Abertis, annunciate nel 2017 ma finalizzate nel 2018. Sono state così 166 le operazioni finalizzate oltreconfine da società italiane (in linea con le 159 del 2017), per 57 miliardi (erano soli 9 miliardi dodici mesi fa, ma senza i mega-deal di Luxottica e Atlantia): in particolare, c’è stata l’acquisizione del business dolciario Usa di Nestlé da parte di Ferrero.
In rallentamento, rispetto ai risultati 2017, sono stati gli investimenti in Italia da parte di operatori esteri: 18,4 miliardi su un totale di 276 operazioni (nel 2017 erano stati 23 miliardi in 266 operazioni). Si conferma l’eccellenza italiana nel settore del gaming, in cui la britannica Playtech si è aggiudicata Snaitech per 413 milioni.
Numerose (440) le operazioni domestiche, caratterizzate però da dimensioni medie inferiori: il controvalore si è attestato intorno ai 16 miliardi (15 miliardi nel 2017, su un numero di operazioni inferiore di circa il 10%). Effervescente il settore energy & utilities, con Snam e Italgas che hanno consolidato le posizioni. Rilevante anche il ruolo della genovese Erg, che ha ceduto ad Api la sua joint-venture Total-Erg per 340 milioni ed acquisito Forvei per 334 milioni. Si registra un rallentamento dei financial services: il valore si è fermato a 8,4 miliardi (era quasi il doppio un anno fa). Nota positiva, è stata la dinamicità del segmento assicurativo. Tra le principali operazioni, l’acquisizione del 63,4% di Arca Vita da Unipol per 475 milioni.
Molto rilevante è stato nel 2018 l’apporto dei private equity, che hanno finalizzato 110 operazioni (erano state 87 nel 2017), per un controvalore complessivo intorno ai 12 miliardi. Si segnala che ben 50 sono state portate a termine da operatori esteri. Investimenti rilevanti sono stati quelli di Cvc Capital che ha acquisito il controllo di Recordati dalla famiglia fondatrice per una cifra vicina ai 3 miliardi, l’acquisizione di Ntv da parte del fondo infrastrutturale americano Global Infrastructure Partners (2 miliardi) e l’acquisizione di una quota di minoranza in Sias (gruppo Gavio) da parte del private equity francese Ardian per 450 milioni. Tra le operazioni di maggior rilievo, spiccano la cessione di Magneti Marelli ad un gruppo giapponese partecipato dal fondo americano Kkr da parte del gruppo Fca (6,2 miliardi di valore) e l’acquisizione di Gianni Versace da parte di Michael Kors per 1,8 miliardi. «È stato un anno buono nella prima parte – conferma Matteo Manfredi, European co-head di Houlihan Lokey Leonardo – ma nella seconda parte ci sono stati forti segnali di debolezza. Una diminuzione dei multipli nel 2019 potrebbe però creare delle opportunità».
Il finale d’anno è stato di grande competizione anche per le classifiche Thomson degli advisor finanziari : per quanto riguarda le operazioni completate ai vertici del ranking c’è Mediobanca davanti a Goldman Sachs, Citi, Credit Suisse. Si inverte invece il ranking sulle operazioni solo annunciate: con Goldman Sachs in testa davanti a Mediobanca, Lazard e Jp Morgan. Tra le banche internazionali attive sulle grandi operazioni restano nelle prime posizioni Morgan Stanley, Barclays, SocGen e Ubs mentre tra gli advisor puri si evidenzia Rothschild per numero di deal. Infine, tra le grandi banche commerciali italiane, si conferma l’attivismo di Banca Imi in termini di numero di operazioni, soprattutto lato private equity.