«Non vedo pericoli per il governo nei prossimi mesi». Matteo Salvini è a Bormio con la figlia Mirta. E nel suo primo Capodanno di governo, a manovra finalmente approvata, nulla può perturbarne il buonumore.
Proprio nulla? L’autonomia sembra un problema anche a parecchi leghisti. Sbagliano?
«Oggi ho sentito Zaia e Fontana, non mi pare fossero in ansia. Ci sono altri governatori che bussano per l’autonomia, e questo è un bene».
Per una parte dei 5 stelle, le Autonomie sono un segno dell’egoismo del Nord.
«Noi stiamo lavorando nei termini della Costituzione. Il 15 gennaio tutti i ministri finiranno il loro compito, inclusi quelli dei 5 stelle. Il 15 febbraio arriverà la proposta del governo e poi, dato che questo è un dialogo, ci saranno trattative regione per regione con Conte e il governo. È chiaro che la Lega è vicina ai governatori e ai sindaci: è la nostra ragione di esistenza. Ed è normale che tra i 5 stelle ci sia qualcuno meno convinto. Ma l’importante, come nel contratto di governo, è il mettere la prima pietra».
Cosa risponde a chi sbuffa per i tempi lunghi?
«Francamente, se arriviamo entro marzo saranno passati 9 mesi dalla nascita del governo. Se mi avessero detto che avremmo avuto il superamento della Fornero, le norme sulla sicurezza, la riforma del codice degli appalti, non ci avrei creduto. E stiamo mettendo mano anche alla riforma della giustizia».
È più complicata quella o l’Autonomia?
«La riforma della giustizia. Sono decenni che se ne discute. La differenza positiva è che oggi sulla questione c’è meno ideologia. Non siamo più ai tempi di Berlusconi, non c’è più il muro contro muro».
A proposito… Il centrodestra con questa manovra è ufficialmente archiviato?
«A livello locale governiamo insieme. Ma a livello nazionale Forza Italia fa quello che fa il Pd. Ciascuno fa le sue scelte, però mi pare che gli italiani abbiano dato una risposta chiara».
Sul blog dei 5 Stelle ieri si leggeva che contro di loro c’è stato «un vero e proprio terrorismo» mediatico e psicologico. È d’accordo?
«La parola terrorismo non va usata, evoca i morti e non va bene. Detto questo è oggettivo che dal primo giugno, non eravamo ancora entrati in ufficio che per gran parte dell’informazione c’era un governo di incapaci litigiosi. Fortunatamente nel 2018 gli italiani hanno tanti modi di informarsi. Ma se uno avesse dovuto votare soltanto gli ospiti di Fabio Fazio, la Lega non sarebbe in Parlamento».
La manovra è proprio come l’avrebbe voluta lei?
«Io sono felice perché nei tre anni 2019-2021 ci sono 20 miliardi per il superamento della Fornero. Quindi sentire le contestazioni di Forza Italia e del Pd non so se mi fa più ridere o arrabbiare».
Magari con qualche sovracuto in meno contro l’Europa la manovra avrebbe avuto più tempo per essere discussa dal Parlamento.
«Io spero che questa sia l’ultima manovra con una lunga e complicata trattativa con Bruxelles, spero che quel potere di veto sia superato. Ma non tutto il male vien per nuocere. Grazie ai tempi supplementari siamo riusciti a raddoppiare il taglio dell’Imu sui capannoni, i 40mila corsi per gli insegnanti di sostegno e la pace fiscale».
La pace fiscale riguarda solo i redditi più bassi.
«Prima non c’era, ora c’è. È l’inizio del percorso».
Primo dossier sul suo tavolo con l’anno nuovo?
«La legittima difesa».
Il «Financial Times» ha indicato lei e il presidente francese Macron come i simboli dell’Europa che si confronterà alle prossime europee. La sfida è quella?
«Mi ha un po’ stupito, come mi ha stupito il voto alto (7,5) sulla pagella dei ministri del Corriere. Io invito me stesso e tutti i miei parlamentari a rimanere umili e concreti. Però, nessun governo in Europa ha il consenso di quello italiano. Dopo sette mesi complicati, siamo al 60% dei consensi».
Prevede un’alleanza della Lega con il Ppe?
«Per me, il grande nemico è la cosiddetta sinistra, che negli ultimi anni ha difeso soltanto le elite, i poteri forti, banche e finanza. L’obiettivo è far uscire la sinistra dalla stanza dei bottoni, le alleanze le decideranno gli elettori. Di certo, l’Italia chiederà un commissario che si occupi di economia o di lavoro o di agricoltura, non di filosofia».
Per esempio, Alessandro Di Battista? Il suo nome circola parecchio…
«Lui sta girando il mondo ed è pagato per farlo. A modo suo, è geniale… Ma è presto, si parla dell’autunno prossimo. E in mezzo c’è il voto di 400 milioni di europei. Io penso a quello, il 9 gennaio sarò in Polonia, continuo a incontrare persone».
Sarà lei il candidato alla presidenza della Commissione dei sovranisti?
«Io per il momento sto benissimo in quello che faccio, il ministro dell’Interno. Ma al di là della gratificazione personale, la soddisfazione grandissima è per un’Italia che è tornata in campo. Noi in Europa non avevamo mai toccato palla, si parlava solo dell’asse franco-tedesco».
Il momento più difficile di questi mesi?
«Quello della nave Diciotti, indagini, accuse, minacce. Non è stato semplice scardinare il meccanismo di scafisti trafficanti e mafiosi, ha richiesto un po’ di coraggio».
Il tifo ha ucciso ancora. Esiste un problema di relazione tra le società e gli ultras?
«Ci sono indagini in corso, non mi sostituisco ai magistrati. Se qualche società è connivente, pagherà. Io invito a non generalizzare, i tifosi sono persone perbene sia che vadano in tribuna sia che vadano in curva: il punto è la minoranza dei delinquenti che va sradicata».
Steve Bannon sta per tornare in Italia per lanciare la sua «scuola di sovranismo».
«Sono lieto del suo apprezzamento. Detto questo, noi siamo adulti e vaccinati. Ragioniamo da soli. Se no, che autonomisti e sovranisti saremmo?».