L’annuncio lo dà il ministero dell’Economia poco dopo le sette e mezza di sera: fatto l’accordo tra Roma e Bruxelles per evitare la procedura di infrazione da parte della Commissione europea. Subito dopo arriva la frenata della presidenza del Consiglio: «Rispetto alle anticipazioni sull’esito del negoziato c’è prudenza da parte di Palazzo Chigi» anche perché resta «essenziale conservare la riservatezza anche nell’ultimo tratto del negoziato». Il ministero dell’Economia si mette in scia precisando che l’accordo è «solo informale» e che «verrà ufficializzato solo domani (oggi per chi legge, ndr) dopo il via libera di Bruxelles». Tensioni interne a parte, è ormai probabile che oggi, nell’ultima riunione dei commissari europei prima della pausa per le feste di Natale, Bruxelles non aprirà la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia.
Dovrebbe esserci l’accordo, salvo improbabili sorprese dell’ultima ora. E del resto per tutta la giornata erano arrivati segnali positivi, anche se l’accelerazione è arrivata nelle ultime ore. La mattinata si era aperta con le dichiarazioni distensive del commissario agli Affari economici, il francese Pierre Moscovici: «Sto lavorando per evitare la procedura contro l’Italia, non sto lavorando perché sia punita. Sono fiducioso». Nella cartina aggiornata dei commissari europei, dopo gli attriti delle settimane passate, Moscovici è considerato una colomba. Vuole evitare lo scontro frontale con l’Italia. Non solo per indole, come il presidente della commissione, Jean-Claude Juncker. Ma anche perché il muro contro muro potrebbe avere conseguenze negative sull’atteggiamento della stessa commissione verso il suo Paese, la Francia, che ha presentato una manovra di Bilancio con un deficit più alto del nostro, facendo però leva su un debito pubblico più contenuto. Le parole di Moscovici vengono apprezzate dal vicepremier Matteo Salvini: «Meglio tardi che mai. Mi fa piacere».
Ma, come sempre, quando c’è una colomba c’è anche un falco. Nel negoziato questo ruolo lo ha giocato, e lo sta ancora giocando, il vicepresidente della Commissione, il lettone Valdis Dombrovskis. Ieri mattina il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha sentito al telefono sia la colomba che il falco. Difendendo le due misure bandiera contenute nel disegno di legge di Bilancio, il reddito di cittadinanza e la quota 100 per le pensioni.
Le due telefonate sono state decisive per spingere le due parti verso un accordo anche se il lavoro tecnico è rimasto nelle mani del ministro dell’Economia Giovanni Tria. In quelle ore la soluzione più probabile sembrava un rinvio della decisione da parte della Commissione europea alla prima riunione dopo le feste di Natale, a gennaio. Una scelta che avrebbe lasciato la strada ancora aperta a qualsiasi soluzione. Dopo la revisione al ribasso del rapporto fra deficit e Pil nominale, dal 2,4% al 2,04% il negoziato si è concentrato sull’aggiustamento del deficit strutturale, cioè quello che non considera le misure una tantum e al netto del ciclo economico. Nella riunione di oggi dei commissari europei saranno proprio Dombrovskis e Moscovici, il falco e la colomba, a fare il punto della situazione sui lavori per la legge di Bilancio italiana. Una legge che, attacca Silvio Berlusconi, «sta scrivendo l’Europa. La stanno scrivendo a Bruxelles, alla faccia dei sovranisti».