Milleseicento piccoli imprenditori sono arrivati ieri al centro congressi della Fiera di Milano. Liquidarla come una semplice giornata dell’«orgoglio artigiano» sarebbe limitativo. I piccoli mobilitati da Confartigianato ieri hanno voluto ribadire il loro «Sì» alle infrastrutture e all’Europa. E il «No» prima di tutto al reddito di cittadinanza, percepito come l’espressione di un nuovo assistenzialismo. I primi imprenditori in camicia e maglioncino (assenti cravatte e grisaglie) hanno cominciato ad arrivare dalle valli lombarde già alle 8 del mattino. Alle 11, come da programma, il segretario generale di Confartigianato Cesare Fumagalli sale sul palco. Come Clark Kent si sfila la giacca e scopre la felpa blu con su stampato a caratteri candidi il logo dell’organizzazione.
A tenere banco sono i dati di un nuovo spread: quello delle infrastrutture. «La dotazione infrastrutturale dell’Italia rispetto alla media Ue è inferiore del 19,5% — snocciola Fumagalli —. E nelle Regioni più manifatturiere (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Toscana e Marche) il gap sale al 20,6% rispetto ai territori competitor della Germania». Sul palco salgono uno dopo l’altro i presidenti di Confartigianato nelle diverse Regioni. Scandendo i loro «Sì»: alla Tav, alla Pedemontana lombarda, al Terzo valico, al passante di Bologna… Un brusio di stupore e solidarietà attraversa la platea quando Francesco Sgherza, presidente della Puglia, spiega che il Sud deve fare i conti con 500 chilometri di ferrovia a binario unico dove si marcia ai 30 all’ora.
Pochissimi i politici in platea. Solo Lara Comi e Mariastella Gelmini per Forza Italia. E il capogruppo M5S al consiglio regionale lombardo Dario Violi. La mobilitazione di ieri di Confartigianato (insieme con quelle dei giorni scorsi organizzate con le altre rappresentanze delle aziende) deve aver fatto breccia se in serata le organizzazioni delle imprese hanno ricevuto l’invito ad andare al Mise stamattina alle 10 per dare seguito al tavolo convocato per la prima volta martedì scorso. Ordine del giorno: gli interventi per le realtà produttive da mettere nella legge di Bilancio.
Ora la vera sfida, sottotraccia, è quella legata al reddito di cittadinanza. «Si deve partire dal lavoro per arrivare al reddito e non viceversa!», scandisce il presidente di Confartigianato Giorgio Merletti. E giù applausi. «Non c’è dubbio meglio sarebbe che il governo introducesse incentivi a chi assume con l’apprendistato, il nostro contratto di elezione. Guadagnarsi da vivere è la vera cittadinanza», completa il discorso, a margine, Agostino Bonomo, alla guida degli artigiani del Veneto e tra i promotori dell’evento di ieri. Si intuisce tra le righe che se parte dei fondi del reddito di cittadinanza si trasformassero in incentivi alle imprese che assumono potrebbe crescere la competizione tra grandi e piccole imprese. E Merletti non ha dubbi su chi vincerebbe il confronto: «Ormai i grandi sono meno delle particelle di sodio in una famosa acqua minerale».