Il governo gialloverde ritira a sorpresa l’adesione al Global compact sull’immigrazione, dopo che il premier Conte a settembre a New York aveva garantito il sostegno dell’Italia a quell’accordo internazionale. Con un’azione unilaterale, secondo un copione ormai collaudato, ci pensa il ministro dell’Interno Matteo Salvini ad annunciare nell’Aula di Montecitorio che invece no, l’Italia non firmerà il trattato. E dunque, non si presenterà il 10 dicembre a Marrakesh dove è previsto il summit dei capi di Stato e di governo per ridisegnare le regole internazionali dell’accoglienza e sui flussi migratori.
L’annuncio spiazza l’alleato 5stelle, il leader Di Maio ordina ai suoi di non reagire per non far precipitare la situazione. Tanto più che il caso esplode mentre l’emiciclo è impegnato sulla discussione e il voto finale al decreto sicurezza, che proprio una stretta sull’immigrazione già introduce. Votazione con colpo di scena finale. Si consuma in serata infatti lo strappo che lacera il Movimento 5 stelle al di là delle previsioni della vigilia, tra dissidenti che non partecipano al voto e altri parlamentari che ( in parte) si mettono in missione pur di non dover dire sì al ” Salvini Act”. Diventa legge, il provvedimento sulla sicurezza, che passa però nel gelo dei deputati pentastellati che restano a braccia conserte, sottraendosi all’applauso della maggioranza leghista.
In questo clima si chiude quella che il leader della Lega definisce comunque una «giornata memorabile». Era iniziata col suo no al Global compact, tutt’altro che improvvisato però. Da giorni il sottosegretario agli Esteri Guglielmo Picchi (in rotta con la posizione del suo ministro Moavero Milanesi) e altri vicini al leader avevano lavorato sul testo, concludendo sulla necessità di opporsi a un documento che sconfessava la linea del Carroccio sull’immigrazione.
Il capo del Viminale non se lo fa ripetere due volte. E nel vertice che si tiene martedì sera a Palazzo Chigi col premier Conte, con lo stesso ministro degli Esteri Moavero e col sottosegretario grillino Manlio Di Stefano comunica che per lui non se ne fa nulla, la Lega non voterà mai in aula la mozione che autorizza il governo ad aderire all’accordo. Il presidente del Consiglio è contrariato. Fa presente che lui aveva preso un impegno solenne all’Onu, che la sua idea non cambia, andrebbe sottoscritto, ma se si deve spaccare la maggioranza su un documento politico privo di ricadute concrete, allora meglio non votare proprio l’adesione. Congelare la mozione. Conte va in Parlamento e prova ad ammantare di diplomazia la retromarcia: « Rimettiamo la decisione all’aula, come ha fatto la Svizzera » .
Roma come Berna, insomma. Un escamotage, appunto. « Così diventiamo lo zimbello globale» attacca il segretario uscente del Pd Maurizio Martina. La rassicurazione confidenziale che Salvini fa ai suoi ministri chiarisce meglio di altro quel che sta accadendo: « State tranquilli, perché quella mozione di adesione non approderà mai realmente in aula » . Nel silenzio di Luigi Di Maio, il bastone tra le ruote leghiste lo mette il presidente della Camera Roberto Fico. Interpellato mentre sta entrando in aula per la ripresa dei lavori sul decreto sicurezza ribatte così alla retromarcia leghista: «E allora faremo in modo da mettere in calendario il voto sulla mozione prima possibile » . Ovvero prima del 10 dicembre. Se ne parlerà nella conferenza dei capigruppo di oggi, ma sarà un’impresa trovare spazio in agenda, dato che da lunedì approderà in aula la manovra. Il M5S è per il sì al Global compact. « Va assolutamente sottoscritto» dice il loro presidente in commissione Affari costituzionali Giuseppe Brescia. Il gruppo M5S all’Europarlamento ha già delegato Laura Ferrara per essere rappresentato in delegazione alla firma di Marrakesh del 10. Alla quale perà l’Italia non ci sarà.