Nella sua ultima audizione dell’anno davanti al Parlamento europeo, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi si è detto fiducioso che Roma e Bruxelles possano trovare un compromesso sulla Finanziaria per il 2019, fonte da settimane di una accesa diatriba. Con l’occasione, il banchiere centrale ha confermato che il consiglio direttivo interromperà gli acquisti netti di obbligazioni sui mercati, considerando in parte temporaneo il rallentamento economico nella zona euro.
Alla domanda dell’eurodeputato liberale spagnolo Ramon Tremosa, il banchiere centrale ha fatto notare ieri che è «in corso un dialogo» tra Roma e Bruxelles sulla Finanziaria del 2019, bocciata dalla Commissione europea perché in violazione del Patto di Stabilità. «Sono sempre stato fiducioso che un accordo possa essere raggiunto (…) I Paesi con un debito elevato devono ridurlo per rafforzarsi (…) Il debito elevato aumenta la vulnerabilità di un Paese». Nel contempo, il presidente dell’istituto monetario ha avvertito che «politiche insostenibili possono imporre aggiustamenti socialmente duri e finanziariamente costosi i quali possono mettere a repentaglio la coesione nell’unione monetaria». La presa di posizione mentre da Roma giungono le prime dichiarazioni concilianti, tutte da confermare nei fatti. Per ora la Finanziaria per l’anno prossimo prevede un disavanzo del 2,4% del Pil, rispetto a un impegno precedente dello 0,8%.
«Il rallentamento del ritmo di crescita» registrato ultimamente «riflette una crescita più debole del commercio, ma anche alcuni fattori specifici a Paesi e settori particolari», ha poi detto il presidente Draghi dinanzi alla commissione Affari monetari. «Una parte del rallentamento dovrebbe essere temporanea». La Bce ritiene che la domanda rimanga forte, grazie anche alla buona evoluzione del mercato del lavoro. «Gli investimenti societari sono sostenuti da condizioni positive di finanziamento».
«Ci sono buone ragioni per avere fiducia di un aumento dell’inflazione», ha aggiunto l’economista. In questo contesto, «il consiglio direttivo continua a prevedere, che, in base ai prossimi dati e a conferma delle nostre prospettive di medio termine di inflazione, gli acquisti netti (di obbligazioni sul mercato, ndr) verranno terminati nel dicembre 2018». Ciò detto «un significativo stimolo di politica monetaria è tuttora necessario per sostenere l’ulteriore aumento delle pressioni dei prezzi interni».
Nella sua audizione a Bruxelles, il banchiere centrale ha discusso anche della riforma dell’unione monetaria. Proprio al vertice europeo di metà dicembre, i Ventotto dovrebbero approvare una nuova tabella di marcia, che tra le altre cose dovrebbe contenere nuove riduzioni dei rischi nei bilanci bancari, così come un possibile bilancio della zona euro, da adottare nel quadro del bilancio comunitario, secondo una proposta franco-tedesca (si veda Il Sole 24 Ore del 3 novembre).
«La zona euro ha bisogno di uno strumento di bilancio che possa aiutare a mantenere la convergenza (tra i Paesi membri, ndr) dinanzi a shock esogeni, sostenendo in questo modo la politica monetaria» della Bce, ha spiegato il presidente Draghi. L’uso di questo bilancio «dovrebbe essere condizionato a politiche economiche e di bilancio che siano sane e rispettose del quadro di governo dell’Unione». Lo sguardo corre all’Italia, a rischio di procedura per debito eccessivo.