«Credo non ci sia bisogno di creare tensioni nel governo, perché il tema non sussiste, non è nel contratto, ma soprattutto abbiamo Sergio Costa che è la persona che rappresenta la perfetta sintesi per quello che dobbiamo fare nel governo sui rifiuti, sull’ambiente e sulla Campania. Evitiamo di rovinarci le giornate così, perché quando lavoriamo insieme lavoriamo bene»: Luigi Di Maio torna sulla polemica sugli inceneritori che lo ha contrapposto a Matteo Salvini.
Ma la sua battuta non era eccessiva?
«È un modo di dire, ora ci scandalizziamo per queste cose?».
Però litigate su tutto: non teme che questa escalation danneggi il governo?
«Danneggiare no, nel senso che i cittadini devono sapere che c’è sincerità da parte nostra. E ci diciamo tutto pubblicamente. Ma credo sia meglio avere un rapporto tranquillo, troppi tifano per farci cadere».
Intanto sulla gestione dei rifiuti avete posizioni fortemente distanti.
«Su questo non ci saranno problemi. Lunedì saremo tutti insieme a Caserta per firmare il protocollo sulla Terra dei Fuochi, che prevede maggiore controllo dei militari ai siti di stoccaggio, maggiore videosorveglianza, lotta alla contraffazione. Vedrete che si appianerà tutto».
Sì, ma qual è la linea del governo?
«Vale il contratto di governo: abbiamo scritto economia circolare, green economy, lì dentro c’è anche la graduale dismissione degli impianti di incenerimento».
L’Europa sembra far sul serio: di questo passo il governo andrà a sbattere.
«No. Credo che purtroppo tra un po’ tramonterà questa idea d’Europa perché i cittadini voteranno alle Europee e votando ci sarà uno scossone. Se vogliamo dialogare a un tavolo, noi ci siamo per dialogare, ma non ci devono chiedere di massacrare gli italiani. Siamo a un’occasione storica».
Possibile che non ci siano concessioni da fare?
«Quello che spiegheremo è che siamo pronti a dismissioni di immobili, non a dismissioni primarie, non dei gioielli di famiglia, siamo pronti a maggiori tagli agli sprechi, siamo eventualmente anche pronti a clausole di salvaguardia che mettano al riparo dallo sforamento del deficit. Però le grandi riforme di questa legge di bilancio devono restare in piedi».
E se non ci fosse il cambio che lei prospetta come si comporterà il governo?
«Questa ipotesi non riesco a immaginarla in Italia. Dopo il 4 marzo non ci sarà mai più un ritorno al passato. Credo che anche alla Lega faccia bene il fatto di stare lontano da Berlusconi: se dovessero tornare con lui non avranno più questo consenso perché quelle forze fanno parte del vecchio sistema».
Intanto Salvini ha incontrato Berlusconi…
«Finché a me non chiede nulla per Berlusconi le cose andranno bene».
Merkel e Macron hanno messo a punto un piano. Rischiamo di non avere fondi.
«Facciamo così: applichiamolo agli ultimi dieci anni il piano franco-tedesco, vediamo chi ha rispettato le regole e quanti sono meritori di avere i fondi strutturali perché non si possono cambiare le norme adesso dopo che altri Stati si sono messi in regola violandole».
Ma non vi converrebbe seguire i consigli di Mario Draghi? Lei in passato ha usato parole molto dure sul presidente della Bce.
«Le preoccupazioni di Draghi sullo spread e sul debito sono preoccupazioni legittime, sono le stesse che ci hanno motivato a trovare un’altra ricetta per cambiare la situazione. Noi con la nostra ricetta stiamo cercando di andare incontro a quello che Draghi vuole come obiettivo: se noi riusciamo ad abbassare il debito, riusciremo anche a tranquillizzare i mercati».
Lei parla di abbassare il debito, non conviene intanto abbassare i toni?
«Nessuno si sta meravigliando del confronto duro che c’è, ma è sincero. Il nostro obiettivo resta quello di far ripartire l’economia».
Ma le ricette sono per ora sulla carta. Il Paese rallenta.
«Si sta fermando l’export. Abbiamo un programma straordinario che stiamo per lanciare come Mise ed in particolare per Iran, Cina, India. Sarà fondamentale insieme agli investimenti in innovazione. Ci tengo a dire che dall’anno prossimo ogni azienda che assume un manager dell’innovazione avrà 40 mila euro di sgravi fiscali all’anno: vuol dire permettere alle aziende di poter aumentare la produttività con l’innovazione».
Tra espulsi e dissidenti si apre una faglia nel M5S.
«Il governo continua ad esistere ed andare avanti in maniera solida. E questo perché è autonomo e deve contare sui propri voti. Quattro senatori hanno lasciato l’Aula l’altro giorno e su questo c’è una procedura dei probiviri che sta andando avanti. Io devo far rispettare il contratto di governo. Queste persone che hanno deciso di stare fuori dall’Aula devono tenere presente che questo è un comportamento che non è in linea con gli impegni che hanno preso con il Movimento».
Ma non teme con una maggioranza risicata per la tenuta del governo?
«Se cominciamo a ragionare così si finisce per vivacchiare: quando non si rispettano le regole, si prendono delle decisioni. Le decisioni che prendono i probiviri non devono essere influenzate da equilibri di maggioranza. Si va avanti finché il governo è solido e autonomo ossia, secondo me, fino a fine legislatura».
Intanto Alessandro Di Battista ha detto che farà più pressioni perché il governo mantenga le promesse.
«Tutti dobbiamo fare pressioni perché il governo mantenga le promesse. Abbiamo realizzato reddito e pensione di cittadinanza, quota cento, taglio dei vitalizi, rimborso ai truffati delle banche in cinque mesi, e molto altro. Io ho sentito Alessandro venerdì mattina e ci siamo detti che l’unica cosa che dobbiamo fare è andare avanti come governo e chiedere correttezza ai nostri alleati: evitiamo di creare tensioni inutili».
Lei è tornato al Nord che è il tallone d’Achille del Movimento. Vuole recuperare consenso?
«In realtà siamo stati la prima forza politica nella circoscrizione Lombardia 1. Qui ci sono persone che ci hanno sostenuto e che ora stanno chiedendo incontri per affrontare non solo il tema delle imprese ma anche della solidarietà. Se noi mettiamo lavoriamo affinché vi sia pace sociale nella società avremo tutte le risorse per dedicarci ai modelli di sviluppo: volontariato, professionisti».
E Milano come rientra nei suoi piani?
«Nel dl semplificazioni ci sarà il valore legale della blockchain, entro fine anno parte il fondo per il venture capital per le start up innovative sul modello francese. Tutto questo è da discutere insieme ai portatori di interessi. Milano è il luogo dove discuterne».
Senta sulla giustizia avete posizioni opposte: sembrate maggioranza e opposizione.
«Perché non c’è l’opposizione (sorride, ndr). Sulla giustizia sicuramente quando passerà alla Camera il testo Anticorruzione saremo a metà dell’opera. E da lì sarà tutto più semplice».