Italia e Francia rischiano di perdere 813 milioni di fondi europei per il tunnel della Torino-Lione. Lo spauracchio evocato dai contrari alla sospensione dei cantieri in attesa dell’analisi sui costi e benefici – come chiede il governo italiano – ieri ha preso forma nelle parole di Enrico Brivio, uno dei portavoce della Commissione europea, responsabile del dossier Trasporti. «È importante che tutte le parti si sforzino di completare l’opera nei tempi perché se ci sono ritardi può esserci una riduzione dei fondi forniti dall’Ue».
Nel caso della Tav, gli accordi prevedono che entro l’anno prossimo vadano realizzate opere per circa 1,9 miliardi. Come previsto nel 2015, Francia e Italia beneficiano di un contributo europeo di 813,8 milioni. L’appalto internazionale da 2,3 miliardi previsto la scorsa estate è stato congelato per non innescare una contesa con il governo italiano, ma per eseguire i lavori nei tempi stabiliti la tagliola scatta a dicembre. E l’Europa, che ha già ha accordato una proroga, minaccia di non attendere in eterno.
È la stessa posizione del commissario di governo Paolo Foietta – da mesi in aperta polemica con il governo – che ieri ha inviato al premier Conte un dossier, redatto con il contributo di tre docenti universitari, che anticipa e punta a “sabotare” l’analisi sui costi e benefici che il ministro Toninelli ha affidato a un altro professore, Marco Ponti. Foietta e Ponti si sono confrontati ieri sera a Porta a Porta. «Questi conti sono un inferno, di una complessità estrema», spiega Ponti. «Se Gesù ci aiuta, speriamo di chiudere entro Natale», annuncia senza entrare nei dettagli. Fine anno per Foietta è l’ultima spiaggia: «A dicembre devono partire le gare d’appalto altrimenti Italia e Francia perderanno 75 milioni di finanziamenti europei al mese con relativo danno erariale». L’unica alternativa sarebbe un atto ufficiale, concordato con Francia e Ue, per sospendere tutto. Ma solo l’Italia sarebbe d’accordo.
Lo scontro è dietro l’angolo. «Sono orgoglioso per lo sforzo che sto facendo con la mia squadra per usare con attenzione i denari pubblici, rispetto a un’opera che dopo decenni di discussioni non ha ancora visto scavare un centimetro del tunnel di base», ribadisce il ministro delle Infrastrutture Toninelli. Anche Ponti sembra anticipare l’esito del suo lavoro: le analisi condotte in passato «basate sui pochi dati disponibili» hanno fatto emergere «risultati molto negativi», e «le grandi opere mediamente producono la metà dei benefici e il doppio dei costi previsti. Se poi l’analisi viene bene mi converto immediatamente».