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L’ obiettivo è semplice: coniugare bellezza e sostenibilità. È con questa filosofia che 35 anni fa a Parma, Silvana e Gianni Bollati hanno dato vita a un piccolo laboratorio di ricerca e produzione per la cura dei capelli. Una realtà diventata poi il gruppo Davines, che esporta oggi i propri prodotti in 97 Paesi, da Hong Kong a Città del Messico. «La spinta all’internazionalizzazione è arrivata subito, già nel 1994», racconta Davide Bollati, presidente del gruppo di famiglia, dove è entrato nel 1992 dopo una laurea in Farmacia. Così come è arrivata subito la decisione di concentrarsi in una nicchia del settore beauty, un universo decisamente ampio che vale circa 400 miliardi a livello globale e in cui è difficile riuscire a competere con i campioni delle multinazionali.
«Fin dalla sua nascita l’azienda ha deciso di concentrarsi sui segmenti nel settore beauty professionale che vale circa 20 miliardi dei 400 complessivi. Ci siamo focalizzati quindi sull’hair care e skin care distribuendo i nostri prodotti solo in saloni e spa. In questo modo siamo diventato competitivi a livello globale, ritagliandoci una quota di mercato dell’1% circa con l’obiettivo di incrementarla fino al 2-3% nei prossimi anni», spiega Bollati.
La strategia ha premiato Davines che ha sempre chiuso i bilanci in crescita e dal fatturato 2010 chiuso a 49,9 milioni, l’azienda ha archiviato il 2016 a 112 milioni, il 2017 a 127 milioni e le previsioni per il 2018 sono di un ulteriore incremento. «Abbiamo anno dopo anno rafforzato la nostra credibilità sui mercati internazionali. Ora il fatturato è realizzato per il 75% all’estero, con gli Stati Uniti che rappresentano il nostro mercato principale».
È anche per questo motivo che la famiglia Bollati non ha mai pensato a una quotazione: «Cresciamo e ci autofinanziamo grazie alle nostre capacità – ribadisce Bollati –. Forse pensiamo in piccolo, ma in questo modo riusciamo a mantenere l’integrità di quello che vogliamo rappresentare». Conservando sempre un equilibrio tra sostenibilità e performance tecnica (il 3% del fatturato è investito in ricerca e sviluppo), nel 2016 Davines ha ottenuto la certificazione B-Corporation. «Significa essere un’impresa che mette al centro del proprio business progetti che riescano a coniugare profitti a un impatto positivo sull’ecosistema circostante, dall’ambiente alle persone». Va in questa direzione il progetto della nuova sede che verrà inaugurata a settembre. «Il Davines Village sarà il nostro nuovo quartier generale. Sarà la concretizzazione della filosofia aziendale in cui coesistono ambiente, economia e uomo».
*L’Economia, 30 aprile 2018