Si aspettavano un fiume di gente, è arrivato un oceano: 700 mila persone hanno invaso ieri il centro di Londra per chiedere un secondo referendum sulla Brexit, in una delle più grandi manifestazioni mai avvenute nella capitale britannica. Gli stessi organizzatori non speravano di radunarne più di centomila, ma alla fine la folla era tale che non tutti sono riusciti a entrare nella piazza del Parlamento e si sono dovuti stipare nelle vie circostanti. Una manifestazione pacifica, chiassosa e coloratissima: tante le famiglie, i giovani, i bambini vestiti con i colori della bandiera europea (e così perfino qualche cagnolino).
Ufficialmente l’obiettivo della marcia non era chiedere un secondo referendum tout court: il voto c’è già stato nel 2016 e non può essere semplicemente ripetuto. Si tratta piuttosto di ottenere un «voto del popolo» sull’accordo finale che Theresa May concluderà con Bruxelles: ma non è un mistero per nessuno che nel cuore e negli animi dei dimostranti c’era la ferma intenzione di rovesciare la Brexit. Ma è proprio per questo che alla manifestazione di ieri non ha partecipato nessun politico di rilievo: non solo il governo conservatore esclude recisamente la possibilità di un secondo voto, ma anche il partito laburista resta molto cauto su questa prospettiva. Neppure l’opposizione vuole lasciar passare la percezione che si voglia mettere in discussione la decisione presa democraticamente nel 2016.
L’unico personaggio di spicco ieri era il sindaco di Londra Sadiq Khan, che si era già schierato di recente in favore di un nuovo voto: e non a caso, visto che l’elettorato della capitale è in grande maggioranza ostile alla Brexit. Per il resto solo figure di secondo piano, come il leader dei liberaldemocratici Vincent Cable, la «ribelle» conservatrice Anna Soubry o il dissidente laburista Chuka Umunna. Il problema di un secondo referendum è che, come si è già detto, non si può semplicemente ripetere il primo: perché allora non farne poi un terzo, e andare al meglio dei tre? Assurdo. Allora il voto dovrebbe vertere sull’accordo finale: ma che succede se questo viene bocciato? Londra esce dalla Ue senza accordi o ci deve essere l’opzione di restare nell’Unione? Questione non facile da risolvere. La verità è che, nonostante la dimostrazione di forza di ieri nelle strade di Londra, non esiste nel Paese una maggioranza a favore di un nuovo referendum: e l’opinione pubblica resta ancora sostanzialmente spaccata a metà sulla scelta europea. Una nuova consultazione, lungi dal dirimere la diatriba, non farebbe che riaprire una ferita che è tutt’altro che rimarginata. Ciò che oggi i più chiedono è di andare avanti: e mettere finalmente la Brexit alle spalle.