Sarà una settimana sull’ottovolante. Oggi, entro le 12, è attesa Bruxelles la risposta del governo italiano ai rilievi sulla manovra 2019 mossi dalla commissione Ue che, nella sua lettera della scorsa settimana, aveva definito il 2,4% di deficit-Pil una deviazione «senza precedenti nella storia del Patto di Stabilità». Le previsioni dell’esecutivo giallo -verde rimangono inalterate, nonostante l’invito inascoltato del ministro dell’Economia Giovanni Tria a rivedere al ribasso fino al 2,1% la stima: e, dunque, già per la giornata di domani a Palazzo Chigi e in via XX settembre potrebbe arrivare dall’Unione Europea una bocciatura formale del Documento programmatico di bilancio (Dpb). E questa sarebbe l’anticamera di una procedura di infrazione vera e propria.
Le date dello scambio di lettere tra Bruxelles e Roma si incastrano con il fitto calendario d’autunno che segna il giudizio delle agenzie di rating sul debito sovrano italiano. La possibile «bocciatura» della commissione sulla manovra potrebbe arrivare così dopo il declassamento dei titoli di Stato italiani operato da Moody’s la scorsa settimana e prima del verdetto di Standard & Poor’s programmato per venerdì. Un quadro assai complesso questo, in cui da alcuni giorni lo «spread» tra i Btp italiani e quelli tedeschi oscilla tra i 300 e i 340 punti.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ieri non ha voluto rinunciare alla ribalta del palco del Movimento Cinque Stelle al Circo Massimo, sa che il terreno sul quale si muove è assai accidentato: per questo oggi alle 12, presumibilmente prima che a Bruxelles venga letta la lettera inviata dal ministro Tria, Conte si presenterà nella sede romana della Stampa Estera per rassicurare la Ue e i mercati sul fatto che «la nostra non è un manovra spericolata».
L’aria che tira nella piazza convocata a Roma dal partito di maggioranza relativa — che ha fischiato all’indirizzo del presidente della commissione Ue, Juncker, e del commissario Moscovici — era quella di andare avanti senza indugi col 2,4% di deficit-Pil per finanziare a debito pensioni e reddito di cittadinanza. E il presidente Conte, rivolgendosi oggi ai giornalisti stranieri, insisterà sulla «disponibilità al dialogo costruttivo perché siamo comodamente collocati in Europa e quindi riconosciamo ai nostri interlocutori nella settimana entrante, così come nelle settimane e nei mesi a venire».
Alla vigilia del verdetto della Ue e dei mercati sulla manovra, il vice premier grillino Luigi Di Maio ha azzardato una promessa: «Nel 2019 saremo l’ago della bilancia, cambieremo l’Europa e non sentiremo più parlare tutti i giorni di spread e deficit». E ha spiegato poi: «La lettera racconterà le ragioni della nostra manovra di bilancio e dirà anche che tra le clausole di salvaguardia, cioè i debiti che ci hanno lasciato i governi precedenti, e la minore crescita, con il deficit quest’anno partivamo dal 2%, quindi lo sforamento è solo dello 0,4%».