«Sono ottimista, alla fine un compromesso si troverà. Ma tutti devono abbassare i toni, non solo l’Italia». Il presidente della Bce, Mario Draghi, interviene sulla manovra economica da Bali, a margine del meeting annuale dell’Fmi.
«Una manovra espansiva in un Paese ad alto debito diventa molto più complicata se qualcuno comincia a mettere in questione l’euro», ha ricordato Draghi, con un chiaro riferimento al “Piano B” per uscita dalla moneta unica: «Queste parole hanno causato un danno reale e c’è piena evidenza che lo spread si è alzato». Il risultato è che famiglie e imprese pagano costi più alti sui prestiti, ha detto Draghi.
Dopo le preoccupazioni espresse da Fmi e Commissione Ue, le polemiche accese di questi giorni e il richiamo della stessa Bce a rispettare il Patto di stabilità e crescita, Draghi ha cercato di stemperare il clima. E ha sgombrato il campo dal rischio contagio: «Non voglio nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi. Quello che sta succedendo in Italia è una questione che interessa solo l’Italia».
Draghi ha ricordato «che non è la prima volta che si verificano deviazioni dalle regole Ue e non sarà l’ultima», ma nei trattati sono state inserite procedure pensate proprio per gestire queste situazioni. Il presidente della Bce ha infine sottolineato che rispetto a prima della crisi dell’euro, l’istituto di Francoforte è più attrezzato per affrontare situazioni simili. Draghi ha respinto le accuse che addossano l’impennata dello spread alla decisione di chiudere il programma di acquisto dei titoli. Non c’è relazione, ha sostenuto: «Vi faccio un esempio, la Bce non compra titoli greci, eppure lo spread tra Italia e Grecia si è ristretto».
Sulla congiuntura internazionale, Draghi ha affermato che i lavori dell’Fmi hanno individuato tre fattori di rischio politico che potrebbero innescare un balzo improvviso e brusco dei tassi d’interesse. «La messa in discussione del sistema multilaterale, la messa in discussione delle regole della Ue e la messa in discussione dell’indipendenza delle banche centrali». Sul punto, ha ricordato che ci sono leader politici che chiedono interventi sui tassi, di comprare bond e di fare «ancora altro». E ha citato il presidente turco Recep Erdogan, che si è dichiarato nemico dei tassi di interesse. Ma il riferimento vale anche per il presidente statunitense Donald Trump, che Draghi non ha citato, ma che ha accusato la Fed di essere «impazzita». I lavori del meeting dell’Fmi si chiudono oggi. Nel comunicato finale, diffuso ieri, si ricorda che la crescita mondiale è robusta, ma si sta appiattendo e all’orizzonte si scorgono nuvole preoccupanti: incertezze politiche, tensioni commerciali, livello record del debito.