Ormai non si contano le richieste di dimissioni all’indirizzo di Tito Boeri, presidente dell’Inps. Ieri l’ennesima puntata. A invitare nuovamente il titolare dell’Istituto per la Previdenza sociale a farsi da parte è il vicepremier Matteo Salvini. Il messaggio è inequivocabile: «Invito il dottor Boeri, che difende la sua amata legge Fornero, a dimettersi dalla presidenza dell’Inps e a presentarsi alle prossime elezioni, chiedendo il voto per mandare la gente in pensione a 80 anni». La ruvidezza è la medesima utilizzata da Salvini in un precedente scontro con Boeri sul tema immigrazione, con puntuale richiesta di dimissioni.
Una dinamica identica a quando l’altro vicepremier del M5S, Luigi Di Maio, ha evocato il licenziamento del presidente dell’Inps, colpevole di avere bocciato il decreto Dignità. L’abito mentale e il linguaggio accademico di Boeri sono, d’altra parte, inconciliabili con gli obiettivi politici dell’attuale maggioranza. La riprova nell’intervento al Senato di ieri, durante il quale ha seppellito la scelta di indebolire la legge Fornero e di introdurre quota 100. «Non possiamo esimerci — ha osservato Boeri — dal lanciare un campanello d’allarme riguardo la scelta di incoraggiare più di 400 mila pensionamenti aggiuntivi mentre si avviano al pensionamento le generazioni dei baby boomers e il numero dei contribuenti si assottiglia».
Boeri punta il dito verso il meccanismo che con 62 anni di età e 38 di contributi consente di lasciare il lavoro. Sono fattori che portano a «un incremento del debito pensionistico destinato a gravare sulle generazioni future nell’ordine di 100 miliardi». Più che un campanello una bomba alle orecchie di Salvini, che argomenta: «Lui ignora un elemento minimo di buon senso: se noi mandiamo in pensione 400 mila italiani si liberano 400 mila posti e tanti imprenditori assumeranno giovani per coprire una parte di questi». Anche M5S contesta Boeri: «L’indirizzo politico del governo lo decidono i cittadini, non un organismo tecnico». Intanto prende corpo la scelta di far partire la riforma con la quota 100, adottando il sistema delle finestre, che potrebbero essere trimestrali. Se così fosse la prima finestra di uscita verso la pensione dovrebbe scattare ad aprile.