Le proteste e i malumori che si sono levati da Nord contro il governo gialloverde — prima contro il decreto dignità, poi contro la manovra — sembrano aver colpito soprattutto il Movimento 5 Stelle, sorvolando quasi senza danni l’alleato. Almeno alla prova dei sondaggi sulle intenzioni di voto: la Lega nel Nord-Est sfiora la metà dei consensi (48,4%); rispetto al 4 marzo, data delle elezioni politiche, il partito di Matteo Salvini qui ha guadagnato 19 punti percentuali. Nella stessa area il Movimento 5 Stelle di punti ne ha persi 6,8, per toccare il suo minino, il 17%: neanche la metà dei consensi che la formazione di Luigi Di Maio raccoglie al Sud. Orizzonte simile a Nord-Ovest: la Lega al 43,2% (+17,5 rispetto al 4 marzo) stacca il Movimento al 17,6% (giù di 6 punti dalle Politiche).
È al Nord, insomma, che il Carroccio consolida il suo vantaggio sui 5 Stelle(a livello nazionale si tratta del 33,8% contro il 28,5), come emerge dalle rilevazioni sulle intenzioni di voto per aree territoriali realizzate da Ipsos. «La Lega in qualche modo manifesta un atteggiamento più moderato — spiega Luca Comodo, che dirige la divisione politico-sociale di Ipsos —, non soltanto con alcuni esponenti di governo, si pensi al sottosegretario Giorgetti, ma anche con esponenti del territorio che su temi come la manovra, i mercati, i rapporti con l’Europa, si discostano dai toni più radicali di Salvini e Di Maio». E questo spiega il sentimento — già evidenziato dal «crediamo nella Lega» del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia — dei ceti imprenditoriali e produttivi del Nord, «critici sulla manovra, perplessi di fronte ad atteggiamenti antieuropei — prosegue Comodo — ma che continuano a vedere nella Lega un punto di riferimento, oltre a una rete di relazioni, a livello territoriale, che il Movimento non ha».
Ci sono poi altre ragioni, al netto del tema migranti, del vantaggio leghista. Il Movimento — commenta Luca Comodo — «paga la gestione della vicenda Genova e i giudizi negativi, al Nord, sul reddito di cittadinanza». La Lega riesce invece a incassare, in termini di consenso, gli utili della quota 100, la norma sulle pensioni: «Un tema molto sentito al Nord, dove sono presenti in maniera rilevante carriere continuative di lungo periodo, ma non solo al Nord». Infatti anche nel Mezzogiorno il Carroccio cresce e si attesta tra il 22 e il 25%, un vero e proprio balzo rispetto alle ultime elezioni di 16 punti percentuali. «Di fatto la Lega — sottolinea Comodo — al Sud sta cannibalizzando Forza Italia, il cui elettorato si sta spostando in misura rilevante verso il partito di Salvini». Gli azzurri perdono circa 6-8 punti dal 4 marzo. Fratelli d’Italia da 1,5 a 2,4 punti.
Staccati a livello nazionale, i 5 Stelle tengono saldo il primato nel Mezzogiorno. Nonostante il lieve calo del Centro-Sud (-2,9) e delle Isole (-0,7), in queste due aree il M5S si attesta comunque oltre il 40%. È al 22,6% nel Centro-Nord, unica area del Paese — la zona tradizionalmente definita «rossa», anche se i dem stanno perdendo negli anni sempre più consensi — dove il Pd è sorpassato dal Pd (qui al 24%, il suo record). Il partito guidato da Maurizio Martina ha avuto una breve risalita, a livello nazionale, dopo la manifestazione del 30 settembre, ma nei sondaggi raccoglie consensi ancora lievemente inferiori rispetto a quelli, già deludenti, del 4 marzo scorso.