L’ orgoglio, soprattutto. Orgoglio per ciò che producono, per il lavoro ben fatto, per quel mix di alta tecnologia e abilità artigianali uniche al mondo che fa di loro i campioni del made in Italy. Creino seta oppure auto da competizione, si occupino di caffè o di biotech o di meccatronica, sono le eccellenze che ovunque ci invidiano. E che loro, ora, hanno voglia di condividere.
Non c’entra con la pubblicità. Ha a che fare col fatto che spesso, paradossalmente, cosa «made in Italy» significhi lo sanno benissimo gli stranieri e molto, molto meno noi. Magari abbiamo come vicino di casa il re di componenti di precisione e ingranaggi complessi (miniGears, Padova), e ce lo immaginiamo ancora come il vecchio stabilimento metalmeccanico: tute blu sporche di grasso, ambienti cupi, puzza d’olio e di saldatura. Oppure viviamo a Perugia, o l’abbiamo visitata, e come chi non ci è mai stato dei Baci conosciamo soltanto il sapore. Forse ci stupiamo anche che non sia cambiato, nonostante Perugina sia un «made in» da anni a proprietà Svizzera (Nestlé comprò nel 1988).
Ecco. L’Open Factory Day, la giornata nazionale delle «fabbriche aperte» che L’Economia del Corriere della Sera e ItalyPost hanno organizzato il 25 novembre, nasce così. Dalla voglia dei nostri imprenditori migliori di farsi conoscere sul territorio, di mostrare cosa sanno fare i loro dipendenti, di far sapere cosa e come si produce in una fabbrica del Duemila e quale «impegno sociale», anche, nasca da tutto ciò.
I test delle manifestazioni-pilota nel Triveneto, gli anni scorsi, hanno dimostrato che è un’esigenza diffusa. Il lancio di questa prima edizione nazionale lo conferma. Sono 50 le aziende che hanno partecipato: colossi come Nestlé, Lavazza, Ratti; piccole e medie imprese — molte delle quali «laureate» tra i 500 Champions della classifica 2018 L’Economia-ItalyPost— come Dallara, Davines, Ves Sistemi, Unox.
Loro hanno aperto «casa» ai visitatori domenica 25 novembre. Noi abbiamo iniziato a presentarli il lunedì precedente, il 19, in un evento speciale alle Pelletteria Fontana di Milano. E’ stata una tappa del viaggio inaugurato da L’Economia il 16 marzo scorso, con il numero speciale dedicato ai 500 Champions, e che proseguirà nei prossimi mesi e il prossimo anno con un nuovo tour alla ricerca delle piccole-grandi aziende eccellenze italiane. Spesso sconosciute al Paese, quasi sempre ignorate dalla politica, «cercano voce» e meritano di trovarla: perché è a loro che la nostra economia deve buona parte della sua crescita, quando soffia un buon vento, o delle sue capacità di tenuta. Quando, come ora, ad addensarsi sono le nuvole.
*L’Economia, 8 ottobre 2018