Agosto, pur essendo un mese sui generis, ci ha consegnato buoni numeri sull’occupazione di cui si può sicuramente far tesoro. Crescono i contratti a tempo indeterminato e quelli a termine e aumenta l’occupazione dai 35 anni in su (+76 mila unità). Vale la pena però chiedersi quale sia il motivo di questo exploit estivo. La prima interpretazione la potremmo chiamare di «rimbalzo», dopo le performance negative di giugno e luglio il mercato del lavoro avrebbe conosciuto una spinta di riequilibrio delle quantità che si erano asciugate nei mesi scorsi. Ma c’è una seconda interpretazione che nei commenti di ieri andava per la maggiore e metteva in relazione il dato positivo di agosto con quelle nuove norme in materia di contratti a termine, che ci siamo abituati a chiamare Dignità. Lo sostiene, ad esempio, una nota della Confesercenti secondo la quale le imprese si sono come affrettate nella seconda metà di agosto a mettersi al riparo per tempo da modifiche che giudicano negative in termini di maggiori costi e contenzioso. In sostanza ci sarebbero state più proroghe e più accensioni di contratti a tempo determinato concepite e attuate non appena (11 agosto) è entrato in vigore il regime transitorio che terminerà a ottobre lasciando a quel punto spazio al debutto della legge Dignità (fissato per il primo novembre). Una conferma della tesi Confesercenti viene anche dal mondo delle agenzie del lavoro, che si sarebbero grosso modo comportate nella stessa maniera, alla si-salvi-chi-può. C’è un legame indiretto con la legge Di Maio anche per ciò che riguarda l’aumento agostano dei contratti fissi? È sempre difficile dare risposte secche ma si può ipotizzare che una certa quota di stabilizzazioni di ex-contratti a termine siano state decise dalle imprese e abbiamo favorito i precari 40enni e 50enni giudicati più affidabili degli altri. Si segnala anche, da parte di alcune aziende della meccanica, un aumento dell’occupazione legata all’introduzione delle tecnologie 4.0, al conseguente aumento di produttività e alla successiva scelta di ampliare produzione e pianta organica. È possibile che anche in settembre e ottobre l’ombra del Dignità condizioni le scelte preventive delle imprese come in agosto, in attesa di un primo giudizio pubblico sulla sua efficacia/dannosità che si potrà formulare solo a novembre inoltrato.
Nel frattempo c’è da osservare come il mercato del lavoro italiano si avvii ad assomigliare a un classico vestito di Arlecchino. Già prima dell’arrivo del governo Conte il sistema registrava la coesistenza di vecchi istituti di protezione della stabilità del lavoro insieme alla sperimentazione di regimi di flexsecurity, ora con i provvedimenti gialloverdi avremo un aumento «individualistico» di partite Iva in virtù delle annunciate aliquote fiscali e il lancio di misure che rimettono in qualche maniera il lavoro sotto la protezione dello Stato. Come dettato dall’impostazione che Di Maio ha dato al suo operato. La somma, però, è un’insalata di culture e norme che può produrre due effetti negativi: raffreddare le imprese volenterose e aumentare il lavoro degli avvocati.