La proposta avanzata dal governo di reintrodurre l’obbligo di chiusura degli esercizi commerciali la domenica e nei giorni festivi, prevedendo un numero massimo di giornate annue di apertura festiva, con l’eccezione delle località turistiche, ha avuto un’ampia risonanza, come spesso accade quando si parla di provvedimenti che hanno a che fare con gli stili di vita e le attività quotidiane dei cittadini. Oltre il 60% ha seguito con attenzione la notizia e i commenti che l’hanno accompagnata e a costoro si aggiunge il 31% che ne ha solo sentito parlare.
La maggioranza degli italiani (56%) si dichiara poco (26%) o per nulla (30%) d’accordo con questa proposta di legge, mentre solo il 16% la condivide appieno e il 23% si dice abbastanza d’accordo. Si tratta di un fatto inedito per questo governo. Le opinioni sembrano più influenzate dalle abitudini che dalle appartenenze. Chi nelle ultime quattro settimane la domenica si è recato più di una volta a fare la spesa per il 97% dissente e anche tra i più saltuari il 70% è contrario. Quanto ai diversi elettori, gli unici a favore del provvedimento sono i pentastellati (60%), mentre i leghisti sono divisi (50% contrari, 47% favorevoli), nonostante la proposta di legge porti la firma dell’esponente del partito di Salvini, Barbara Saltamartini. Escludendo la Lega, tra gli elettori di centrodestra prevale nettamente il disaccordo (79%), come pure tra quelli di centrosinistra (80%).
Fin dall’approvazione del decreto Monti nel dicembre 2011 la questione dei negozi aperti nei giorni festivi è stata accompagnata da molte polemiche sia nel mondo sindacale, sia in quello religioso. In realtà il sondaggio odierno evidenzia che tra i fedeli che partecipano alla messa domenicale con frequenza settimanale o più di rado, la maggioranza assoluta si dichiara contraria alla chiusura festiva degli esercizi commerciali e si mostra piuttosto indifferente rispetto ad alcune dichiarazioni e prese di posizione in ambito ecclesiale.
I pareri a favore o contro l’apertura sono molto variegati: tra coloro che condividono la chiusura il 46% (corrispondente al 18% degli italiani) ritiene che si debba garantire ai lavoratori la certezza del riposo festivo e la possibilità di trascorrere la domenica in famiglia; il 28% (cioè l’11% degli italiani) è favorevole alla chiusura per motivi etici, per evitare cioè che i giorni di festa si possano trasformare in occasioni consumistiche; infine il 23% (9% degli italiani) è del parere che si debbano proteggere i piccoli commercianti e le botteghe storiche che non sono in grado di garantire l’apertura nei giorni festivi.
Tra i favorevoli all’apertura domenicale il 49% (corrispondente al 27% degli italiani) mette al primo posto la crescita occupazionale che viene favorita dall’estensione dei giorni di apertura, il 27% (15% sul totale) è convinto che in una società moderna si debba garantire la massima libertà d’impresa; l’11% teme che la chiusura possa determinare una contrazione dei consumi e il rallentamento della ripresa e il 9% considera l’apertura festiva una comodità a cui non si vuole rinunciare.
L’azione del governo in questi primi mesi appare incentrata in larga misura su una sorta di ritorno al passato, sulla cancellazione o la modifica di provvedimenti adottati dai governi precedenti, nella consapevolezza che il sentimento prevalente tra i cittadini, a causa della diffusa inquietudine per il futuro, sia rappresentato dalla nostalgia. Ma in questo caso la proposta di legge potrebbe rivelarsi un azzardo, anche se non è affatto detto che la prevalente contrarietà rispetto alla chiusura dei negozi si possa tradurre nell’immediato in un calo di consenso per il governo. Infatti le priorità degli italiani sono altre: occupazione, migranti, riforma della legge Fornero, flat tax, reddito di cittadinanza, solo per citare le principali. Se la maggioranza riuscirà a ottenere risultati positivi su questi temi è probabile che possa attenuare il malumore dei cittadini per la chiusura festiva dei negozi. Di certo qualora cambiasse il clima politico, non diversamente da quanto avvenuto con la maggior parte dei governi recenti, i cittadini saranno pronti a rinfacciare alla maggioranza i provvedimenti sgraditi: il nostro non è solo il Paese che va in soccorso al vincitore, ma è anche quello che bastona il cane che affoga.