Un piano straordinario per le infrastrutture, di portata eccezionale, senza limiti di finanziamento e fuori dei vincoli Ue, per affrontare tutte le emergenze e rilanciare l’economia. Per il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, «la legge di bilancio dovrà tener conto del fatto che quella delle infrastrutture è una delle prime emergenze del Paese». Il ministro racconta al Sole 24 Ore i progetti per la sessione di bilancio. «La spesa in conto capitale ha moltiplicatore molto alto in termini di crescita e posti di lavoro». E conferma di voler semplificare il codice appalti.
Ministro Toninelli, per rimettere in moto il settore delle infrastrutture serve un piano straordinario, noi abbiamo ipotizzato da almeno 20 miliardi. L’Ance parla di 27 miliardi da sbloccare subito, tutto il mondo imprenditoriale reclama infrastrutture subito. Voi avete pronto un piano di urgenze e di priorità di opere immediatamente cantierabili?
Stiamo lavorando a un grande piano, di portata eccezionale, senza limiti di spesa, che cercheremo di finanziare fuori dei vincoli Ue, come aveva annunciato il ministro Tria ad agosto. Un piano da inserire già nella legge di bilancio o in un decreto legge immediatamente successivo. Partiremo dalle opere in situazione più critica e l’obiettivo sarà mettere in sicurezza l’intero territorio nazionale, strade, ferrovie, dighe, ovviamente scuole anche se non sono di mia competenza. Il piano riguarderà le amministrazioni pubbliche ma anche le opere affidate a concessionari o gestori da cui ci aspettiamo un impegno forte. Ci avvarremo delle centinaia di segnalazioni che ci stanno arrivando dalle amministrazioni pubbliche, dagli enti locali e da aziende pubbliche come l’Anas. Sarà anche il primo banco di prova per la nuova struttura tecnica del ministero per cui il decreto per Genova ci dà la possibilità di assumere 245 fra ingegneri e tecnici. In ogni caso, la manutenzione ordinaria deve diventare normalità per uscire finalmente dalla logica dell’emergenza.
Sono anni che i governi promettono il rilancio degli investimenti pubblici: il vostro obiettivo di portare gli investimenti al 3% del Pil è realistico? Pensate anche a uno snellimento delle procedure per far ripartire il settore?
Gli investimenti infrastrutturali devono tornare a essere uno di quei volani in grado di far ripartire davvero la nostra economia. Anche perché la spesa in conto capitale, se usata bene, ha un moltiplicatore molto alto in termini di crescita e di posti di lavoro. A valle della consultazione pubblica, è in cantiere un provvedimento che inizi a snellire seriamente il Codice degli appalti.
Le imprese lamentano sul territorio la mancata soluzione su infrastrutture che aspettano da anni: le faccio l’esempio della Campogalliano-Sassuolo con il distretto della ceramica che minaccia di lasciare l’Italia per trasferirsi in Spagna.
I soldi dei cittadini vanno utilizzati per il bene dei territori e delle imprese. Non sprecati. Il mio ministero sta studiando le soluzioni migliori per rendere la mobilità di quell’area fluida ed efficiente.
Una critica che vi viene rivolta è di aver rimesso sotto esame il programma delle grandi opere in corso a 12 mesi dall’ultima Project review di Delrio. Il rischio è una tela di Penelope senza fine che di certo non accelera gli investimenti visto che le opere ferroviarie sono tra le poche che tirano cassa. Non sarebbe meglio un piano di larga convergenza nazionale?
Come fatto in Francia con l’arrivo di Macron, anche noi stiamo finalmente realizzando una analisi costi-benefici seria e obiettiva. Abbiamo smesso di chiedere all’oste se il vino è buono. Gli investimenti ferroviari sono fondamentali per il Paese e in tal senso voglio ringraziare Fs per il suo impegno. Ma, come sempre, le risorse vanno indirizzate verso le giuste direttrici: penso sopratttutto al trasporto regionale e pendolare.
Che tempi avete per concludere le vostre analisi costi-benefici? Avete qualche primo risultato su opere come Torino-Lione, terzo valico, Av Brescia-Padova, Pedemontana, Tirrenica?
Arriveranno a breve. I nostri tecnici stanno lavorando alacremente.
Tra le cause che hanno rallentato il settore c’è il codice appalti che ha spiazzato le amministrazioni con un’entrata in vigore troppo rapida. Può darci qualche prima linea sulla riforma che sta preparando? Alla fine avremo solo un regolamento generale?
Posso dire che l’elaborazione del testo sta procedendo al meglio verso l’obiettivo di sbloccare gli appalti e di rendere la vita facile alle stazioni appaltanti. Gli obiettivi sono semplificazione e chiarezza normativa. Abbiamo appena concluso la fase di consultazione e ci fa piacere aver ricevuto centinaia di selezioni da studi legali, responsabili unici del procedimento, sindaci, quindi da chi opera con le norme. Stiamo valutando le modalità di intervento. Dovremo decidere se intervenire con un solo provvedimento o in due tempi, dando la precedenza alle questioni più urgenti. Sul regolamento generale non posso dire ancora nulla, mi limito a considerare che è stata una delle questioni più proposte nella consultazione.
Le risorse disponibili non sembrano il problema per rilanciare le infrastrutture ma la sentenza della Consulta sul fondo investimenti non aiuta, costringendovi a ridiscutere tutto con le regioni. Voi andate avanti? Dobbiamo aspettarci nuove risorse dalla legge di bilancio?
La legge di bilancio dovrà tenere conto del fatto che quella delle infrastrutture è ormai una delle prime emergenze del Paese. Per quanto riguarda le Regioni, il mio ministero sta lavorando in modo sinergico con i governatori già su svariati dossier.
Avete trovato una soluzione per il commissario straordinario di Genova? Avrà compiti molto estesi come nelle prime bozze?
Avrà compiti importanti e prerogative decisive per accelerare al massimo la ricostruzione dell’opera. Sarà una figura tecnicamente preparata e moralmente ineccepibile.
Chi realizzerà il Ponte, Fincantieri, Italferr? Autostrade resterà la concessionaria? Non pensate che Ue e Anac potrebbero avere obiezioni su deroghe troppo estese o “forti” come l’affidamento diretto dell’appalto? Fincantieri ha i requisiti per fare un ponte?
Fincantieri ha competenze importanti e stessa cosa vale per Italferr. Stiamo parlando di aziende di prim’ordine. In ogni caso, ci interessa che il ponte abbia il sigillo dello Stato, al di là di quali saranno i soggetti che lo tireranno su. Per quanto riguarda Autostrade, la procedura di caducazione della convenzione va avanti e il governo marcia compatto su questo obiettivo. L’interlocuzione con la Ue sulle deroghe al codice, invece, finora ha dato un primo esito incoraggiante.
Nazionalizzerete le autostrade? Affidandole a chi? Ad Anas, magari spostata dalle Fs a Fincantieri o a Cdp? C’è l’alternativa delle gare o di riscrittura degli attuali contratti?
Su Anas leggo ricostruzioni alquanto fantasiose e senza alcun fondamento reale. Circa le concessioni, non necessariamente c’è un’unica ricetta per tutte le tratte. Si valuterà di volta in volta e sicuramente si rivedranno i contratti in base a criteri di migliore equilibrio tra prioritario interesse pubblico e legittimo profitto privato.
Ma Anas sarà comunque scorporata da Fs?
Questo è sicuro.
Per finire dove?
Questo lo sappiamo ma non lo dico ancora.
Per le ferrovie più treni, meno infrastrutture e più trasporto locale: questi i messaggi che ha mandato finora. Qual è il primo risultato che si aspetta?
Da una parte, un deciso miglioramento, con più sicurezza, comfort e affidabilità, sul trasporto regionale e dei pendolari. In tal senso, i due treni Pop e Rock presentati all’inizio della settimana a Berlino sono un segno davvero importante. Dall’altra, la progressiva eliminazione dei disservizi, ancora troppo frequenti, cui abbiamo assistito in un settore pur progredito quale quello dell’Alta velocità.
Per Alitalia Boeing è il partner ideale? Quando sarà pronto il piano?
Ci stiamo lavorando con intensità, grazie soprattutto all’impegno del collega Di Maio. Al di là dei nomi, dobbiamo rilanciare Alitalia quale vettore strategico con una base proprietaria nel nostro Paese e, accanto, un partner internazionale dalle spalle larghe che abbia voglia di investire in un mercato che ha enormi potenzialità inespresse.