Nei prossimi anni serviranno più avvocati che ingegneri. Atlantia, e la controllata Autostrade per l’Italia, preparano le munizioni per difendersi in tribunale contro il governo. Qualsiasi azione manu militari verrebbe contrastata in sede giudiziaria, poiché gli avvocati di Atlantia sono persuasi che il contratto di concessione sia blindato sotto ogni aspetto (durata, tariffe, obblighi relativi al piano di investimenti).
«Sarà scontro frontale, senza sconti» promettono ai piani alti della holding.La prima e immediata cartina di tornasole, a proposito delle effettive intenzioni del governo, consisterà nel decreto, atteso per oggi, sulla ricostruzione del viadotto Morandi. Se nella società veicolo deputata alla ricostruzione del ponte non ci sarà uno spazio per Autostrade, sarà inteso dai vertici della società controllata da Atlantia come un gesto lesivo del contratto di concessione. Dunque scatterà immediato il ricorso in sede giudiziaria.
Il contratto di concessione
Tale è la tesi che trapela da chi guida la società della galassia Benetton.Tale è la linea messa a punto dagli avvocati, secondo i quali il contratto di concessione pretende un intervento diretto del concessionario nelle attività di ricostruzione (e non solo l’obbligo di pagare i lavori). Ma l’ineluttabilità di uno scontro giudiziario sistemico è opinione maturata in queste settimane in modo unanime tra management e azionisti, a fronte delle posizioni ondivaghe manifestate da vari esponenti del governo (nazionalizzazione, revoca della concessione, indizione di una nuova gara, ingresso di Cdp nell’azionariato di Aspi).Le ragioni di Atlantia sono state espresse in varie situazioni ad alcuni dei principali ministri.
L’opposizione all’esproprio ha mobilitato i grandi fondi internazionali presenti nel capitale. Il ministro Toninelli per esempio ha ricevuto un paio di volte il top management della società. Il ministro all’Economia, Giovanni Tria, nel corso del suo viaggio a Pechino a fine agosto, è stato interrogato dalla controparte di governo cinese a proposito delle intenzioni su Aspi, il cui 5% è in mano al fondo sovrano cinese Silk Road. Tenendo conto che la Cina è un importante sottoscrittore del debito pubblico italiano, la risposta rassicurante di Tria era quasi d’obbligo. E un andamento parallelo ha avuto Allianz nei suoi contatti con Palazzo Chigi, tenendo conto che Appia Investments (uno dei fondi gestiti da Monaco) possiede il 7% di Aspi e che la compagnia assicurativa tedesca ha uno stock significativo di Bot e Btp.
La famiglia Benetton non ha invece ritenuto di bussare a Roma, persuasa che non vi sia spazio per una proficua interlocuzione.Dinanzi alle ipotesi espresse da autorevoli ministri e dal premier, lo staff dei consulenti legali di Atlantia rimane in attesa delle mosse concrete. Va da sé che la nazionalizzazione ai prezzi di mercato ante shock di Genova comporterebbe un esborso di 20 miliardi. Impensabile per le finanze pubbliche.
Mercato da presidiare
L’Italia rimane dunque un mercato da presidiare per Atlantia. Ma lo sviluppo futuro è tutto nel radar puntato oltre i confini. La volontà strategica di Edizione di animare uno dei principali player mondiali nel campo delle infrastrutture rimane del tutto viva. Entro settembre sarà completata l’acquisizione del 50,01% di Abertis, per cui i numeri del gruppo spagnolo potranno essere consolidati in Italia. Dopo di che sarà avviata la fase dell’integrazione, soggetta però alle incertezze in capo ad Aspi. In particolare, il piano avrebbe previsto il passaggio ad Abertis delle tratte autostradali in mano ad Aspi in Sud America e, in parallelo, il passaggio ad Aspi del segmento Brescia-Padova acquisito dagli spagnoli due anni fa. Progetto in stand by.
Sul versante degli aeroporti, invece, l’attenzione è massima su 4-5 scali oggetto di privatizzazione. Nel 2017 Atlantia ha rilevato il controllo di Marsiglia e Nizza e aveva guardato alla privatizzazione di Mosca. La storia che Atlantia rivendica come di successo riguarda Fiumicino, che era penultimo nella classifica degli scali europei redatta da Airport council international sul livello di soddisfazione espresso dai viaggiatori nel 2012. Dallo scorso anno Fiumicino è in testa al ranking, soprattutto per via delle tariffe. Ed è stato questo, per converso, uno dei capitoli di contestazione rivolto ad Atlantia dal governo.