Al funerale di John McCain è stato sepolto anche il tradizionale sistema politico occidentale. Davanti alla bara del patriota americano nemici di un tempo si sono stretti idealmente la mano e hanno fronte comune contro la nuova idea di America rappresentata e portata avanti da Donald Trump. Proprio così, Barack Obama e George W. Bush, che nel 2008 erano dipinti come il giorno e la notte, la pace e la guerra, adesso si ritrovano dalla stessa parte della barricata, che poi era quella di McCain il quale, prima di morire, ha fatto in tempo a disporre che al proprio funerale non fosse presente il presidente in carica.Dieci anni fa di Bush era contestata, ferocemente, la politica “guerrafondaia” portata avanti in Iraq e in Afghanistan e per questo Obama vinse le elezioni, guarda caso proprio contro McCain. Oggi a Trump è contestata, tanto da Bush quanto da Obama, la volontà di scardinare l’intero sistema, con la benevolenza, se non la complicità, di Vladimir Putin. Il tutto in maniera assolutamente democratica, con l’adesione convinta e i voti di quell’America che si è sentita dimenticata, lasciata indietro nella guerra, così almeno è stata percepita, della globalizzazione. L’eredità del crac di Lehman è questa: il paziente americano è uscito guarito grazie alla cura monetaria adottata da Fed e Tesoro ma alla fine ha deciso che bisognava cambiare i medici. E la ricetta è stata adottata a colpi di voti anche in Europa, mai così lontana dagli States eppure così vicina. Nel Vecchio Continente tira una brutta aria per chi da decenni si batte per la costruzione di un’Unione europea unificatrice. In Italia il governo Salvini-Di Maio punta a liberarsi dal giogo di Bruxelles per rilanciare il Paese a prescindere dal debito. A contestare questa idea “rivoluzionaria” anche qui c’è una sorta di alleanza non dichiarata tra ex nemici, la sentina dei moderati acquartierati in Forza Italia e quel che resta del centrosinistra parcheggiato nel Pd. In Svezia, economicamente in salute, domenica ci sarà il primo test elettorale di questa lunga partita: in pole ci sono i populisti di Sverige-Demokraterna grazie alle ricette salviniane in materia di immigrazione. A novembre ci sono le elezioni di Midterm negli Usa, una sorta di referendum su Trump. In primavera ci saranno le Europee, dove la vecchia contrapposizione destra-sinistra è diventata alleanza contro i sovranisti che avanzano. Il mondo è sottosopra ma, per ora, spetta ai cittadini scegliere da che parte stare.