Cambiare il meno possibile dell’organizzazione attuale, evitare le porte aperte a tutti i transfughi degli altri partiti del centrodestra, per non ritrovarsi a dover gestire liti e polemiche tra vecchi e nuovi anche in vista delle Europee. E perché, forse, la Lega di oggi potrebbe non aver bisogno di cannibalizzare i suoi storici alleati. «Aspettiamo mercoledì e vediamo. Ma se il tribunale ci toglie tutto, qualcosa dovremo inventarci » : Matteo Salvini gira rilassato tra i box del Gran Premio di Monza, ma in testa ha una data che, per la sua Lega, potrebbe essere uno spartiacque.
Mercoledì il tribunale del riesame di Genova deciderà se accogliere la richiesta della procura di bloccare totalmente i conti correnti della Lega, fino a raggiungere quei 49 milioni che, per i pm, sono il profitto illecito della truffa sui rimborsi elettorali. Una richiesta che, se venisse accolta, vorrebbe dire che dal giorno dopo « si chiude il partito », come ha ammesso il numero due della Lega — e sottosegretario alla presidenza del Consiglio — Giancarlo Giorgetti. Chiuderlo per fare cosa, poi? La Lega non si farà trovare impreparata. « Cosa fanno le aziende e le partite Iva quando non possono più lavorare con la loro ragione sociale? La cambiano, e ricominciano… » . L’immagine arriva da un deputato lombardo che, in queste ore, è attaccato al telefono per capire cosa accadrà tra pochi giorni. Quel qualcosa che Salvini, ieri, diceva di doversi inventare, forse esiste già. E metterebbe assieme due brand potenti, di marketing politico puro: lo storico nome ( a cui il ministro dell’Interno non vorrebbe rinunciare, e non solo per ragioni affettive) e quello del leader arrembante: è il simbolo ” Lega per Salvini premier” che un altro leghista doc, Roberto Calderoli, ha depositato a gennaio, con tanto di statuto. Una mossa d’anticipo, che adesso potrebbe tornare utile.
Tra via Bellerio — o quel che ne resta — e gli uffici romani della Lega, insomma, è a questo che si sta lavorando: un nuovo soggetto politico che, formalmente, non abbia più nulla a che fare con il precedente. Perché l’eventuale condanna del tribunale vorrebbe dire che qualsiasi fondo che finisca d’ora in poi sui conti della Lega verrebbe immediatamente confiscato per mettere assieme quei 49 milioni. Ecco perché l’idea che ormai si fa strada apertamente è quella di un cambio di “ragione sociale”. «Per ricostruire qualcosa di nuovo, che non abbia legami con il partito che, per decisione dei magistrati — e non per volontà degli elettori, come è successo ad altri — dobbiamo chiudere. Questo cambiamento, però, ci sarà » : è netto Francesco Speroni, storico dirigente del Carroccio, ministro, senatore, eurodeputato e oggi semplice iscritto al partito di Salvini. Ed è proprio nelle scelte del suo segretario che Speroni ripone fiducia, « ma bisogna essere cauti, non si può aggirare la legge, e soprattutto non si può imbarcare chiunque: traditori, ex socialisti ed ex democristiani che cercano un posto per le Europee non ne vogliamo», avverte Speroni.
Pensiero che anche Salvini avrebbe espresso ieri, e per ragioni di gestione pratica del partito: meno arrivi dell’ultima ora vorrebbe anche dire avere meno problemi di politici chiacchierati che, inevitabilmente, creerebbero tensioni che il ministro, adesso, non si può permettere. Sugli aspetti pratici, invece, i leghisti ostentano tranquillità: deputati, senatori, consiglieri comunali eletti con la Lega dovrebbero, di fatto, soltanto cambiare gruppo politico, e basterebbe un contributo di poche migliaia di euro da ognuno di loro ( e già adesso è così) per far partire la nuova macchina. Ragionamenti sospesi, ovviamente: in attesa del Big bang della Lega.