Olimpiadi invernali 2026, il verdetto del Coni è ufficiale: Cortina sarà della partita nella versione «tridente» della candidatura, quella a tre con Milano e Torino. Genuino l’entusiasmo sul versante veneto con, in testa, il governatore Luca Zaia: «Siamo pronti e motivati al massimo». Di ieri, infatti, l’ok finale (e unanime) arrivato da giunta e consiglio nazionale del Coni alla partecipazione unitaria di Piemonte, Milano, Veneto e Trento alla candidatura per i giochi del 2026. Costo complessivo: un irrisorio totale di 376 milioni e pochi spicci. Ma se in Veneto si festeggiava, il clima ieri era ben diverso a Torino dopo un «sì» a denti stretti della sindaca Chiara Appendino e soprattutto a Milano. Il sindaco Giuseppe Sala ha ridimensionato la partecipazione meneghina a una generica disponibilità al supporto logistico e non ha risparmiato fendenti: «Purtroppo sono prevalse logiche politiche». Al punto che, complici le dichiarazioni tranchant del sottosegretario ai Rapporti col Parlamento e responsabile Sport per il M5s, Simone Valente – «il governo dovrà valutare se i giochi sono una priorità e se i soldi ci sono» – , per i più pessimisti potrebbe persino franare l’intera candidatura italiana.
Uno scenario non contemplato dal Coni che, invece, tira dritto. Già pronta la lettera al Cio con, allegate, le adesioni formali di tutte le parti in causa e un masterplan definitivo. E dal Coni specificano: «Abbiamo ottemperato alle richieste del governo che ci sono pervenute dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti. Nero su bianco si è chiesta una candidatura italiana all’insegna della condivisione e dei costi contenuti, così è stato».
Eppure le schermaglie a colpi d’agenzia fra Malagò e Sala sono continuate per tutto il pomeriggio. Unici a gioire «senza se e senza ma», i veneti. In un clima complessivo di grande confusione e letture ipertestuali di qualche tweet, l’unico dato certo è il bilancio indubbiamente positivo dell’operazione Cortina. Il Veneto si porterebbe a casa, nell’ordine, le gare di bob, skeleton, slittino e sci alpino più la Val di Fiemme, in provincia di Trento con salto e combinata nordica. Unica pecca «lo scippo» dello slalom speciale che andrebbe a Sestriere. E Torino, per altro, ne esce un po’ con le ossa rotte accaparrandosi solo lo speed skating e l’hockey maschile. Il masterplan prevede, inoltre, tre medal plaza incluso il campo sportivo De Rigo Fiames di Cortina e altrettanti villaggi olimpici a Milano, Bormio e Socol. E quanto al drastico abbattimento dei costi (si è arrivati a spendere persino meno dell’ipotesi Cortina, la più economica delle tre), il masterplan segnala come tutte le venues contenute nel progetto sono strutture già esistenti o da ammodernare. Tra le località non competitive, hotel degli atleti a Torino e Val di Fiemme (Carano), villaggi media montani a Bormio e Cortina, mountain media centre a Sestriere, Bormio, Trento e aeroporto di Fiames. Il governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino, però, rileva come sia una scelta irrazionale il nuovo impianto di bob a Cortina a fronte del possibile riammodernamento di quello piemontese. La candidatura low cost «dell’arco alpino», dicono al Coni, attende i primi sopralluoghi del Cio entro il mese di agosto. Avanti tutta, quindi? Oggi è in programma un consiglio dei ministri ma all’ordine del giorno, per ora, i giochi 2026 non ci sarebbero. Il timore, è che il governo demolisca a tempo scaduto la candidatura unitaria, anche alla luce delle perplessità soprattutto del M5s o che Milano si sfili davvero. «Nessuno organizza le Olimpiadi senza l’appoggio del governo. Faremo di tutto per sostenere la candidatura italiana» ha detto il membro Cio Franco Carraro, intervenuto al Consiglio nazionale del Coni. Parole che pesano.
Le trame romane si infittiscono ma ieri, in Veneto, è stato il giorno del giubilo per quella che, a conti fatti, è stata la proposta più coerente. «È una soluzione che ci trova sostanzialmente d’accordo, perché le tre città sarebbero alla pari. Noi ci metteremo la neve» commenta il sindaco di Cortina, Giampietro Ghedina». Non si contano le reazioni positive in regione, dai parlamentari bellunesi Dario Bond (FI) e Federico D’Incà (M5s) all’ex campione olimpico e parlamentare azzurro Marco Marin.