«Elimineremo le domeniche gratuite nei musei. Le domeniche gratis andavano bene come lancio pubblicitario, ma se continuiamo così, a mio avviso andiamo in una direzione che non piace a nessuno. Per l’estate non cambia nulla, ma poi le cose cambieranno. Lascerò libertà ai direttori, se vogliono fare una domenica gratuita non c’è niente di male, ma quando c’è l’obbligo di farla non va bene».
Dopo la polemica sull’Art Bonus, e la promessa di una sua revisione nel 2019, ecco un altro forte segno di discontinuità annunciato dal nuovo ministro per i Beni e le Attività culturali, Alberto Bonisoli, nei confronti del suo predecessore Dario Franceschini che ha guidato il dicastero per quattro anni: «A novembre chi va a Pompei? Magari a novembre va bene, apriamo gratis anche tutte le domeniche. Ma quando sono costretto ad aprire gratis la prima domenica di agosto con migliaia di stranieri che arrivano e pensano che gli italiani sono pazzi a farli entrare gratis…».
Poi in una nota dettagliata chiarisce, polemizzando con i parlamentari che lo hanno attaccato dopo l’annuncio, accusandoli di non aver ascoltato la sua audizione alla commissione Cultura, in cui aveva già annunciato questa intenzione : «Ho ascoltato i direttori sulle domeniche gratuite, registrando un’opinione unanime sulla necessità di superarle. Per questo motivo ci stiamo orientando nella decisione di andare oltre le domeniche gratuite, che di fatto verranno abolite. I direttori avranno maggiore libertà di decidere dove e quando introdurre delle gratuità e ciò potrebbe avvenire in maggior misura di quanto successo in passato, ma in modo intelligente».
Insomma per Bonisoli le domeniche gratuite potrebbero anche aumentare ma lasciando la decisione a ciascun direttore di museo: «Le domeniche gratuite non tengono conto né della stagionalità, né dell’afflusso nelle diverse aree geografiche. Un sistema che tratta allo stesso modo situazioni differenti e che è stato criticato dagli stessi direttori dei musei».
L’annuncio — era inevitabile — spinge l’ex ministro Dario Franceschini a lanciare un appello pubblico al suo successore: «Perché smettere, ministro Bonisoli? Ci ripensi. Le cose giuste e che funzionano non hanno colore politico. Non faccia pagare un desiderio di discontinuità politica alla cultura e agli italiani. Le domeniche gratuite non sono una cosa che riguarda me. Sono un fatto culturale e sociale che ha coinvolto circa 10 milioni di persone dall’estate del 2014 ad oggi».
In realtà i calcoli ministeriali lasciano ipotizzare un bilancio di circa 14 milioni di presenze a tutto luglio 2018, calcolando una media negli ultimi mesi di 250 mila visitatori a domenica gratuita. Dice Franceschini: «Centinaia di migliaia di persone, da Sud a Nord ogni volta, gran parte delle quali è andata in un museo per la prima volta nella vita portandoci i figli o i nipoti, gran parte dei quali ha provato la gioia di poterlo fare senza gravare su un bilancio familiare difficile. Le prime domeniche del mese hanno trainato l’aumento dei visitatori a pagamento, hanno avvicinato i cittadini ai musei delle loro città, hanno convinto Comuni e privati a uniformarsi all’iniziativa coi loro musei».
Le reazioni politiche. Secondo Debora Serracchiani e Tatjana Rojc del Pd la decisione di Bonisoli è «insensata, negativa e rischia di impoverire la fruizione della cultura nel nostro Paese».
Invece , in una nota, i parlamentari M5S della commissione Cultura di Camera e Senato affermano: «Le domeniche gratuite concentrando un’enorme affluenza di pubblico in poche ore hanno posto pesanti criticità fin dal principio, sia per il pubblico che per le opere: qualità della fruizione bassissima, messa a rischio dei beni musealizzati, alterazione degli standard ambientali, solo per citarne alcune. A riconoscerlo sono stati gli stessi addetti ai lavori».