Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria è contrario a una moratoria generale sulla riforma del credito cooperativo. La comunicazione ieri in commissione Finanze del Senato, presieduta dal leghista Alberto Bagnai, uno dei più impegnati promotori del «ripensamento», che alla fine ha dichiarato: «Il Governo e il Parlamento sono poteri diversi». In serata anche l’agenzia di rating Fitch ha scritto che un passo indietro sarebbe negativo rispetto al merito di credito delle Bcc.
In commissione il ministro ha affrontato l’argomento Bcc su sollecitazione del segretario Andrea De Bertoldi (Fdi), che pur all’opposizione rispetto al governo giallo-verde, si è detto convinto dell’importanza della moratoria per rivedere alcuni aspetti della riforma Renzi. Il politico trentino ha anche proposto di alzare la quota di controllo in mano al credito coop nei rispettivi gruppi, dal 51 al 60%, uno dei pochi punti a cui Tria ha risposto favorevolmente. Anche il vicepresidente della commissione, Dieter Steger (Svp) ha chiesto lumi: «Il mio territorio teme che il sistema mutualistico vada a soccombere con l’arrivo della riforma. Crediamo sia giusto procedere con un decreto per sospendere la riforma e l’obbligo di adesione a un gruppo. Riteniamo che il sistema Ips, diffuso in Germania, sia più opportuno per il credito cooperativo. Le capofila dovrebbero essere banche di secondo livello, non gruppi. Occorre pensarci bene: la riforma non va bene per le Bcc, che così non si differenzierebbero più dagli altri tipi di banche».
Il ministro Tria dal canto suo ha tracciato un quadro preciso: «Questa autoriforma è il prodotto di un’ampia discussione e la maggior parte del credito cooperativo dichiara di voler andare avanti. C’è poi un problema generale — continua —, quello della certezza del diritto: le riforme vengono fatte dai governi e quindi hanno un orientamento politico. Nonostante ci sia necessità di migliorare, se ogni governo che si alterna chiude le riforme precedenti e ne apre di altre, la certezza del diritto viene messa a dura prova». «Io penso che tutti gli operatori, soprattutto le imprese e in particolare quelle bancarie, abbiano bisogno di ragionare su prospettive di medio-lungo termine. Ciononostante — ha proseguito il ministro — il governo tiene in considerazione le istanze che vengono dal credito cooperativo. La riforma mantiene il carattere mutualistico: i raggruppamenti servono per poter accedere ai capitali. Alzare la quota minima? Il governo può essere favorevole a correggere questo punto, oltre a quello della determinazione dei requisiti professionali». Quindi «i ritocchi» potranno arrivare. «La moratoria? Dobbiamo vedere. Se si tratta di studiare meglio i patti di coesione, che sono complessi, prima di firmarli, ciò si può prendere in considerazione. Moratorie generali o auspicare che si dia volontarietà all’adesione ai gruppi — la sottolineatura di Tria —, significa abolire la riforma. Certo, è anche una scelta politica, tutto è possibile, ma significa azzerare una riforma a cui ha aderito la stragrande maggioranza delle Bcc. Una prospettiva di questo tipo credo sia perlomeno complicata e va considerata con molto senso di responsabilità. E non mi sembra che questa richiesta provenga dalla stragrande maggioranza del mondo del credito coop».
Alla fine della sessione la senatrice Donatella Conzatti ha commentato: «Noi di Trento conosciamo bene il valore del credito cooperativo, del mutualismo e della territorialità. Occorrono banche che sabbiano essere solide nella loro attività, per riuscire a stare sul mercato. Giusto rimanere nel solco della riforma». Secondo De Bertoldi, comunque, c’è ancora la possibilità di arrivare a una moratoria, magari piccola. Lo dice pure Bagnai, prendendo atto delle resistenze di Tria: «Il governo è un organo collegiale: in sede di discorso programmatico il premier Giuseppe Conte ha espresso l’esigenza di dedicare più attenzione a questo tema». Possibile che venga allungato il periodo di 90 giorni entro cui le Bcc dovranno aderire alle holding, dopo le autorizzazioni ai gruppi, attese in settimana. Il differimento del termine potrebbe confluire in un decreto legge da approvare intorno al 20 luglio. Cosa ne pensa M5s che voleva abolire la riforma? E i gruppi? Ccb, Iccrea e Raiffeisen per ora aspettano. Federcoop Trento però nota: apportare correzioni alla riforma senza intervenire sulla tempistica era proprio l’idea del nostro documento.