«Nel nostro Paese deve proseguire l’impegno a rafforzare il sistema bancario, soprattutto nella componente degli istituti di minori dimensione». Così il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ieri all’assemblea Abi (associazione bancaria italiana) a cui ha partecipato anche il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Il riferimento è in particolare alla riforma delle Bcc per cui «nelle prossime settimane saranno assunti dalle autorità di vigilanza i provvedimenti autorizzativi relativi ai nuovi gruppi bancari cooperativi». Quindi, niente tentennamenti, anche se Lega e M5s hanno chiesto proroghe o revisioni della riforma. Dal canto suo però il governo sembra propenso a presentare velocemente un decreto per una moratoria di sei mesi o più, proprio per bloccare l’iter.
Visco dedica un’ampia pagina allo stato della riforma, con un preambolo importante: «Per prevenire le crisi sono indispensabili buoni assetti di governo societario e la capacità di accedere al mercato dei capitali», punti cardine dell’autoriforma. «La qualità della governance richiede competenze adeguate e un controllo rigoroso dei conflitti di interesse». «Il passaggio dalla banca che “sostiene il territorio” a quella “catturata dal territorio” è breve; esempi virtuosi di intermediari bancari locali sono possibili, ma richiedono modelli organizzativi di elevata qualità e valutazioni creditizie accurate e prudenti; l’esperienza recente mostra che queste modalità operative possono essere raggiunte se la conoscenza del territorio si combina con l’utilizzo di appropriati strumenti quantitativi (come i sistemi di rating) e se si mantengono elevati livelli di produttività».
«Diverse forme di integrazione possono sostenere il rafforzamento delle banche di piccola e media dimensione», «per gli intermediari minori (le Bcc, ndr ) tuttavia, le aggregazioni o la creazione di gruppi bancari restano lo strumento più efficace per innalzare l’efficienza e garantire l’accesso al mercato per esigenze di ricapitalizzazione».
Poi Visco fa uno specifico focus sulla riforma che «sta proseguendo, come previsto dalla legge. Nelle prossime settimane saranno assunti dalle autorità di vigilanza i provvedimenti autorizzativi relativi ai nuovi gruppi bancari cooperativi. Entro 90 giorni dal rilascio delle autorizzazioni le assemblee delle Bcc dovranno deliberare la modifica degli statuti e la firma del contratto di coesione, che disciplinerà i livelli di autonomia operativa delle singole banche mediante un sistema basato sulla valutazione dei rischi». Per mettere un freno a questo processo il governo quindi sarebbe intenzionato a licenziare un decreto entro la fine di luglio, per non arrivare dopo l’ok di Bankitalia, nel bel mezzo dei 90 giorni «finali».
Secondo Visco «il percorso che ha portato alla definizione della riforma, ampiamente condiviso dalla categoria (compattezza che adesso, però, aumentando la consapevolezza, sembra meno forte, ndr ) è durato quasi due anni. Il confronto tra le autorità di vigilanza e le future capogruppo, per predisporre le istanze, è stato intenso». «La riforma consente di preservare i valori della cooperazione e della mutualità anche nel nuovo contesto regolamentare e di mercato — prosegue il governatore rivolto a chi ha dubbi in questo senso, come ad esempio il governo giallo-verde —. Per perseguire tali obiettivi le norme prevedono che le Bcc detengano la maggioranza del capitale delle capogruppo». Nei gruppi le Bcc potranno «far ricorso al mercato dei capitali in caso di necessità, evitando possibili crisi». Si potranno condividere «prassi gestionali», accentrando controlli con «sinergie di costo». Benefici arriveranno sia per le Bcc più virtuose, che per le più deboli. La riforma è una risposta alle sfide «dell’aumento della concorrenza, della pressione regolamentare e della tecnologia».
Visco non ignora i venti contrari alla riforma, compreso quanto ha detto lo stesso direttore di Bankitalia, Salvatore Rossi, parlando di «costi superiori ai benefici». «In Italia le riforme hanno perso slancio per i timori sui costi, spesso immediati, e i dubbi sui benefici, che maturano gradualmente e con tempi relativamente lunghi. In queste condizioni — che comprendono anche «le preoccupazioni di alcuni Paesi europei circa la distribuzione dei costi e benefici degli interventi necessari a migliorare anche la governance economica dell’Unione» —, davanti a una nuova crisi saremmo oggi molto più vulnerabili di quanto lo eravamo dieci anni fa», sostiene il governatore.
La conclusione: «Nel nostro Paese deve proseguire l’impegno a rafforzare il sistema bancario, soprattutto riguardo le piccole dimensioni». «Vanno in questa direzione gli interventi avviati, volti a migliorare l’efficienza delle procedure giudiziarie e amministrative; non ci si deve fermare».
Ieri la commissione Finanze in Senato ha parlato del brutto incontro dell’altro ieri fra parlamentari e Ccb. Donatella Conzatti (Fi) ha avuto mandato dall’ufficio di presidenza Fi di incontrare Ccb sul fronte tecnico. Sulla moratoria la senatrice ritiene che «debba essere motivata». Andrea de Bertoldi (Fdi) ritiene ormai inevitabile il decreto, che potrà prevedere una moratoria oltre i 6 mesi.