L’irrigidimento delle politiche migratorie rischia di far saltare gli equilibri dell’area Schengen, lo spazio composto dai 26 Paesi europei in cui cittadini e merci possono circolare liberamente. E per l’Austria, che si dice pronta a inasprire i controlli ai confini meridionali se la Germania confermerà l’intenzione di creare centri di transito per il respingimento dei migranti, potrebbe trasformarsi in un boomerang pericoloso.
Vienna «condivide con la Germania l’obiettivo» di rispedire gli immigrati verso il Paese di primo ingresso, dove sono stati registrati, ma «non chiuderà accordi che appesantiranno» la pressione su Vienna, sottolinea il cancelliere Sebastian Kurz nel giorno in cui il fragile accordo tra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il suo ministro dell’Interno, il “falco” Horst-Seehofer arriva all’esame della coalizione di governo tedesca. L’Austria dunque attende la conferma delle intenzioni della Germania.
Ma la medaglia ha il suo rovescio. «Ripristinare i controlli al Brennero sarebbe certamente un disastro» in termini economici, è l’allarme del ministro dei Trasporti austriaco Norbert Hofer, che stima una cifra di cento euro per ogni camion che dovesse scegliere un percorso alternativo. Blindare la frontiera, del resto, potrebbe rivelarsi una scelta oltre che dannosa, inutile. Perché il numero di migranti che attraversa quel confine è ormai irrisorio. A gennaio erano state segnalate 65 persone fino ad arrivare a 2 a maggio. Nessuno nelle prime due di settimane di giugno.
Il presidente di Confindustria Trentino-Alto Adige, Stefan Pan, mette in guardia: «Un’eventuale chiusura ci farebbe tornare indietro».Conftrasporto stima per un’ora di ritardo per l’attraversamento del Brennero più di 370 milioni di euro, 170 dei quali a carico dell’autotrasporto. Una prova generale è attesa breve: dal 9 al 13 luglio e quindi dal 17 al 21 settembre infatti Vienna reintrodurrà in via temporanea i controlli al Brennero. Ma la decisione, precisa, è stata assunta da tempo e riguarda l’innalzamento delle misure di sicurezza in occasione rispettivamente del vertice informale dei ministri dell’Interno di Innsbruck e, in autunno, del Consiglio europeo di Salisburgo.
La Commissione europea, tuttavia, reagisce infastidita: «Dall’Austria non abbiamo ricevuto altre notifiche sull’introduzione di controlli temporanei alla frontiera, oltre a quelli già in vigore dal 2015 con Slovenia e Ungheria». Neppure il presidente Jean-Claude Juncker, che martedì ha incontrato Kurz, è stato informato. Al contrario, ricorda la portavoce Natasha Bertaud, su ogni decisione la Commissione deve essere prima consultata. Bertaud tuttavia ribadisce che i “movimenti secondari” «non sono in linea con la legislazione Ue» e che rischiano di «minare il sistema d’asilo e l’area Schengen».