«Ci sono due Italie del 4.0». A sostenerlo è il presidente di Ucimu-Confindustria, Massimo Carboniero, che ieri ha reso noti i dati di un’indagine sull’utilizzo degli incentivi di Industria 4.0 da parte delle imprese italiane. Un’indagine che ha un buon timing perché si presta a diventare un documento di lavoro per il nuovo ministro Luigi Di Maio che dovrà decidere se e come portare avanti i programmi del suo predecessore Carlo Calenda. Ma veniamo ai dati elaborati per Ucimu da Renato Mannheimer e frutto di interviste alle figure di vertice di 200 imprese metalmeccaniche. Il 46,5% del campione dichiara di aver usufruito degli incentivi di super e iper-ammortamento, in testa il comparto automotive e per area geografica il Nord Ovest. La distribuzione tra iper e super è sostanzialmente alla pari ma è interessante sottolineare come chi ha investito in tecnologie digitali (coperte dall’iperammortamento) ha poi fatto anche un altro tipo di investimento. La maggioranza relativa (il 38%) ha speso tra i 100 e i 500 mila euro e il 48% ha trovato la motivazione nell’aumento della capacità produttiva. Al secondo posto un obiettivo di competitività, infine il 32% si è limitata a sostituire macchinari obsoleti. Chi ha già investito ha intenzione di bissare (51%) e per lo più si tratta di aziende grandi e medie.
Questa è dunque la prima Italia. E la seconda? È costituita dal 53,5% di imprese metalmeccaniche che non è stata toccata dalla possibilità di usare gli incentivi. Per lo più micro-imprese e comunque aziende del Sud e delle isole. Questi imprenditori non solo non hanno ravvisato la necessità di comprare nuovi macchinari ma una buona fetta (38%) non ha intenzione di farlo nemmeno in futuro. «C’è il rischio di un allargamento del digital divide — commenta Carboniero — Pochi campioni sempre più forti e molte aziende ferme al passato e destinate a uscire dal mercato. Per questo chiediamo al nuovo governo di considerare questi dati e di prolungare gli incentivi magari rivedendo i coefficienti ma comunque garantendo continuità al piano 4.0». Un’ipotesi sostenuta da Ucimu è quella di rendere strutturale almeno il super-ammortamento, a misura di Pmi. Carboniero ha anche chiesto al governo di allargare il credito di imposta per la formazione 4.0 sempre con l’obiettivo di coinvolgere le piccole imprese e non lasciarle nei vagoni di coda della ripresa.