Incentivi alle imprese «più adeguati» e legati alle assunzioni a tempo indeterminato. Stretta su contratti a termine e sulla somministrazione, per contrastare la precarietà. Apertura ad un periodo transitorio, per evitare di «stravolgere le attività aziendali e i contratti in essere». Rafforzamento dei centri per l’impiego che dovranno essere «il cardine su cui dovrà girare il reddito di cittadinanza».
Nella prima intervista da ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio indica le priorità d’azione in vista della presentazione del cosiddetto “decreto dignità” atteso per la fine del mese sul tavolo del consiglio dei ministri. Il ministro parla al Sole 24 ore, dopo aver concluso il tavolo con i rappresentanti delle imprese operanti nella gig economy, preceduto la scorsa settimana dall’incontro con gli stessi riders.
Ministro, sul capitolo tutele per i lavoratori 4.0, la soluzione per ora è affidata ad un tavolo negoziale e non più ad un decreto legge. Cosa ha determinato questo cambio di strategia?
Non c’è un cambio di rotta sia ben chiaro, abbiano rilevato la disponibilità ad aprire un tavolo ma se non sarà produttivo, sarà il Governo a normare il settore. Quindi non è un cambiamento di strategia, semplicemente dopo aver incontrato i rider, ieri abbiamo incontrato le aziende che si occupano di food delivery ed è emersa, sia dai rappresentanti delle aziende nazionali che internazionali, la disponibilità di avviare un percorso condiviso per la creazione di un contratto per chi lavora nel settore. Il mondo del lavoro cambia e bisogna interpretare e governare i cambiamenti. L’Italia è tra i paesi europei con il maggior numero di “gig workers”. Abbiamo il dovere come Governo di occuparci di questi lavoratori, l’intento dell’esecutivo è quello di far diventare l’Italia il paese europeo con la più avanzata normativa per i lavoratori della Gig economy.
Che tempi avete dato per trovare un’intesa tra rider e aziende del settore?
I tempi saranno stretti, non è mia intenzione aprire un tavolo che duri all’infinito, se c’è la possibilità di chiudere con soddisfazioni delle parti si crea un percorso e si porta avanti. I tempi saranno chiari appena aziende, riders e organizzazioni sindacali si incontreranno al ministero.
Nel “decreto dignità” resteranno dunque le modifiche al Jobs act. Sui contratti a termine, reintrodurrete le causali e ridurrete le proroghe da 5 a 4: non teme una nuova esplosione del contenzioso?
Non credo ci sarà un incremento dei contenziosi, l’idea di fondo è quella di favorire il contratto a tempo indeterminato, ed evitare che ci sia un ricorso indiscriminato ai rinnovi, non è più ammissibile che ci siano contratti di settimane o un mese che vengono rinnovati senza una causalità, ma a discrezione dell’azienda.
Cosa succederà ai rapporti a tempo determinato attualmente in corso: prevedete un periodo transitorio per consentire alle aziende e alla contrattazione di mettersi in regola?
Stiamo valutando la misura migliore che ci consenta di intervenire in maniera adeguata senza stravolgere le attività aziendali e i contratti in essere.
Le correzioni al decreto Poletti si estendono anche alla somministrazione?
Sulla somministrazione stiamo già lavorando ad alcuni strumenti specifici, dal momento che anche in questo caso lo strumento si è prestato ad abusi nel corso degli anni.
La lotta alla precarietà significa soprattutto rendere il contratto a tempo indeterminato più conveniente. Modificherete gli attuali incentivi rivolti a giovani e Sud che, finora, stanno dando risultati modesti?
Se i risultati sono modesti forse questi sgravi non sono stati sufficienti a rendere vantaggioso il contratto a tempo indeterminato, la scelta di essere il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico va proprio nella direzione di adeguare gli incentivi alle imprese legandoli alle assunzioni a tempo indeterminato. Così si riesce a far ripartire il lavoro per i giovani e a creare sviluppo nel Mezzogiorno.
Le politiche attive e i centri per l’impiego restano la grande incompiuta della riforma del 2015. Quante risorse metterete subito in campo dei 2,1 miliardi annunciati e per fare cosa?
Noi stiamo già operando per riformare i Centri per l’impiego e per renderli operativi e in grado di realizzare l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro. I Centri per l’impiego saranno il cardine su cui dovrà girare il reddito di cittadinanza, devono essere l’hub su cui si dipanano le politiche per il lavoro.
Sul capitolo delocalizzazioni: imporrete alle imprese che hanno avuto incentivi pubblici e si trasferiscono all’estero di trovare un acquirente che garantisca i livelli occupazionali, o è allo studio un’altra ricetta?
Assumeremo quella che verrà ritenuta la più efficace in termini di contrasto all’utilizzo indebito di risorse pubbliche. Ma resta chiaro l’intento di evitare che dopo aver preso incentivi statali le imprese lascino il nostro paese e abbandonino i lavoratori.
Per l’Ilva pensate ad una proroga della gestione commissariale per dare più tempo alla trattativa con i sindacati e cercare un accordo? Chiederete ad Arcelor Mittal un’integrazione degli impegni sul fronte ambientale?
Ieri è stato avviato il tavolo con le parti sociali ,enti locali e associazioni. Oggi si chiuderanno gli incontri e faremo le opportune valutazioni, rispondere ora sarebbe poco rispettoso per i partecipanti, avendo ben chiara la necessità di salvaguardare contemporaneamente ed in pari misura l’ambiente, i lavoratori e la vita dei cittadini di Taranto.
Un’ultima domanda ministro: sulle pensioni, inserirete la nuova anzianità (quota 100 o 41 anni di anzianità contributiva, ndr) già nella prossima legge di Bilancio insieme alla pensione di cittadinanza?
La volontà di inserire una nuova anzianità è assodata ma sui tempi tecnici ci stiamo lavorando e non posso dire ora a circa due settimane dall’insediamento se entrerà in legge di bilancio o meno. Ma è una priorità ve lo assicuro.