Nel vertice tra il premier Giuseppe Conte e il presidente francese Emmanuel Macron la discussione si è soffermata anche sul rafforzamento della governance economica della Ue. Il tema sarà ridiscusso nel vertice bilaterale già calendarizzato in autunno, ma nel frattempo tocca fare i conti con il bollettino giornaliero che sul versante italiano segnala un aumento del debito pubblico, un rallentamento del fatturato e degli ordinativi dell’industria e la certificazione Eurostat che l’Italia si conferma maglia nera, con la più alta percentuale di giovani cosidetti Neet, ossia che non studiano, né lavorano, né seguono un percorso di formazione. A rilevare l’ennesima progressione del debito pubblico è la pubblicazione di Bankitalia su «Finanza pubblica: fabbisogno e debito». Dalla serie storica del dicembre 2016 l’aumento del debito evidenzia nel mese di aprile un balzo di 92,1 miliardi di euro, passando da 2.219 miliardi a 2.311 miliardi. La tendenza registra un’accelerazione negli ultimi quattro mesi, con una salita da quota 2.286 miliardi a gennaio fino ai livelli certificati in aprile.
Non a caso Bankitalia registra una crescita di 9 miliardi tra il mese di marzo e quello di aprile. Dall’analisi di Palazzo Koch emerge inoltre che il totale degli incassi di bilancio (entrate tributarie più gli altri tipi di incasso) nel primo quadrimestre 2018 è stato di 135,5 miliardi, circa 1 miliardo di euro in più rispetto all’analogo periodo del 2017. Il mese di aprile è il riferimento anche per la misurazione del fatturato industriale italiano, un indicatore che secondo l’Istat segna un aumento dello 0,3% rispetto al mese precedente, ma a preoccupare è piuttosto il fatto che la media degli ultimi tre mesi (periodo febbraio-aprile) mostra un -0,3% dell’indice complessivo rispetto al trimestre precedente (novembre 2017-gennaio 2018).
La crescita di aprile non basta, insomma, a invertire la tendenza di breve periodo del fatturato italiano che continua a registrare un calo. Una flessione viene riscontrata sul fronte degli ordinativi dell’industria con un rallentamento dell’1,2% tra il mese di marzo e il mese successivo. È, però, un altro dato a colpire: dall’indagine dell’Istituto di statistica europeo sui giovani del Vecchio Continente emerge il record negativo dell’Italia. Secondo Eurostat tra i ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni quelli totalmente esclusi da dinamiche di studio, di lavoro o di formazione sono in Italia il 25,7%. In pratica, un giovane ogni quattro. Un primato sia rispetto alla media europea, che si attesta del 14,3%, sia al resto dei paesi oggetto dell’indagine.
Il vice premier Luigi Di Maio non esita a definire la percentuale di giovani Neet (acronimo di Not engaged in education, employment or training) una «emergenza nazionale. Sono ragazzi che hanno perso le speranze». Guardando fuori dai confini italiani, l’Olanda è capofila con appena il 5,3% di giovani Neet.