Se una qualsiasi borsa valori contenesse l’azione “Ego”, sicuramente, negli ultimi settant’ anni, non avremmo perso un cent. Avremmo guadagnato molto, troppo. Non sarebbe definibile la percentuale della crescita dell’ego. L’ego – un atteggiamento psicologico di esagerata considerazione delle proprie qualità – per alcuni è il motore del mondo. In giusta misura è un propulsore personale necessario di cui l’autostima si alimenta. Può essere uno spazio infinito della crescita personale; la miccia che fa accendere la voglia di andare avanti. Quel luogo espandibile che copre le belle e le brutte cose compiute da un qualsiasi essere vivente. L’ego è in grado di produrre azioni negative ed azioni positive. Distruzioni e mecenatismi. E’ quel faro che spegne apparentemente le ombre, rimanda l’uomo oltre le sue ombre e ne crea, altrove, delle altre ben più rilevanti. L’ego lo si riconosce subito in chi ne ha in forte eccesso. Una persona piena di ego si vede da lontano, si sente perfino. Dosi industriali di profumo od odori, sono uno dei tanti elementi che forniscono cittadinanza all’ego. Nelle aziende si mischia all’ossigeno. Anzi, si alimenta di ossigeno. Il testosterone potrebbe esserne l’unità di misura per eccellenza. Misuratelo all’inizio, durante, e alla fine di una qualsiasi giornata. Accostate i fatti accaduti e verificate i numeri. L’ego non ha nemici apparenti perché è autoreferenziale. Tutti sosteniamo che l’unico nemico è il suo eccesso, fuori di noi. Chi ne possiede oltre la giusta misura – normalmente – non lo riconosce. Il contenimento dell’ego è una di quelle operazioni che richiede molta consapevolezza. E talvolta la consapevolezza non basta. Chi supera l’asticella ritiene che il livello smodato di ego faccia parte del ruolo, sia parte del suo successo o meno. Sia necessario come quando nel IX secolo d.c. i crociati avevano bisogno della corazza per combattere le loro battaglie. Per questo motivo più si sale nella scala gerarchica, più l’ego si ritiene una componente fondamentale per sopravvivere. Si tratta di una “droga” che alimenta la capacità di affrontare in modo spregiudicato, senza pietà, le tante situazioni che in azienda o in politica si verificano. Senza l’ego non potrebbe esserci vita aziendale, pensa più di qualcuno. Senza ego non ci potrebbe essere uomo politico, pensano in molti.
Darwin e l’ego
La selezione naturale dei vari Chief (Executive, Operation, HR, IT, CFO…) avviene, senza che ciò sia dichiarato, ritenendo necessario un ego in dosi massicce: “non ha le palle per far carriera”, i muri aziendali hanno registrato come un disco rotto questo refrain. Non che in politica avvengano cose diverse. Cosa sarebbe Trump senza una dose magistrale di ego? Un fattorino qualsiasi. Con il vantaggio che l’umanità ne avrebbe guadagnato, aggiungerebbe qualcuno. Solo il suo ego lo ha portato a diventare quello che è, ad accettare la candidatura delle presidenziali. Una qualsiasi persona, con il suo curriculum vitae, si sarebbe ritenuta inadeguata. Si sarebbe fermata prima. Si sarebbe vergognato di se stesso. Avrebbe rinunciato dopo le prime sconfitte avute contro gli altri candidati repubblicani durante le primarie. Nel suo caso, invece, il poco ma deciso consenso ha alimentato, come un pockémon, il suo ego tanto da diventare l’elemento della sua campagna elettorale. La spregiudicatezza che lo conduce in ogni momento è fondata da un ego che non ha pudori perché ha capito che questo piace molto al suo elettorato. L’ego fornisce sicurezza alla persona e anche a chi guarda la persona. E’ un gioco di specchi. Nella paura planetaria che stiamo vivendo, l’ego di pochi sembra essere un’ancora di salvataggio. E’ la panna montata che piace, perché la sostanza non serve. Ci piacciono sempre più i toni alti, chi alza la voce, chi è arrogante, chi pensa di saperla più lunga. Le vicende italiane di questi giorni, danno ragione agli egocentrici. Perché tutto questo? Perché la mitezza sta scomparendo?
Le vie semplici e spicce
L’ego ci fornisce l’illusione del sogno. Ci fornisce la speranza che c’è un oltre facile. C’è un traguardo possibile senza far fatica. C’è una “droga” sintetica che ci aiuta a vivere sopra le nostre possibilità. Contrastare l’ego nella società di oggi è quasi impossibile perché è la perfetta scorciatoia per non guardarsi dentro come individui, per non capirsi come società. Fino a quando non salteremo a terra da questa mongolfiera, l’ego è “l’arma di distruzione di massa” che ci annienterà. Una malattia che colpisce tutti. Nessuno è immune. Il grading è diverso, ma il virus ce lo abbiamo tutti. Tutti siamo giunti ad un livello di ego sopra la media. Per alcuni sta al 10%, per altri al 100%. Peccato che per chi ne ha poco, è destinato ad aumentare. Basta lasciarsi vivere. L’umiltà basta? No.
“Siamo malati che ignorano la causa della propria malattia” diceva il poeta Lucrezio.
Per la verità molti di noi ne conoscono le cause. Però non ci piace, perché costa troppa fatica, affrontarle. Incrociare un libro che porta un titolo su questo tema, “Ego è il mio nemico”, merita di essere comperato solo per questo. Andrebbe collocato accanto allo specchio che ci porta a confrontarci ogni mattina. Il merito del libro non va molto al di là. Lo ha scritto un ex manager, Ryan Holiday, di importanti aziende americane che oggi fa il consulente con questa formuletta. Lui prova a dare la sensazione ai suoi committenti che possa bastare un’aspirina per risolvere una grave malattia. Frasi come: “Umili nelle ambizioni, dignitosi nel successo, resilienti nel fallimento” vanno prese come un pannicello caldo durante una tormenta di neve. Però, di questi tempi anche i moniti servono, hanno un loro valore intrinseco. Per questo magari a qualcuno la lettura di questo libro può aiutare a meglio indirizzare le sue energie. Si perché l’ego richiede tanta energia, tanto sforzo. Richiede posture, attenzione in quello che si dice, sforzi in raccontare ciò che non si è. Anche l’egocentrico soffre delle sue paure, vive i suoi dirupi. In realtà si alimenta di tutto questo. Ne fa la sua forza. Per un egocentrico la potenza nasce dall’idea che l’insicurezza sia una sconfitta per se stessi. Anziché combattere l’alcolismo, dovremmo cercare di comprendere l’egotismo. L’egostismo non si combatte, si sgonfia. In una visione esistenzialista il poeta Montale scriveva:
“Il troppo pieno simula il troppo vuoto”.
Sgonfiare è un processo che richiede un mix di disinteresse, di calma e di autocontrollo.
Sempre Montale scriveva:
“Oggi la linea dell’orizzonte è scura/ e la proda ribolle come una pentola”.
Titolo: L’Ego è il nemico
Autore: Ryan Holiday
Editore: Giunti
192 pp; 14,50 Euro