Tre giovani fratelli. Due gemelli, Armando e Damiano, e il maggiore, Luigi. Sono il futuro di Cilento, azienda campana che produce formaggi freschi di latte di bufala. Le loro mozzarelle si vendono nei supermercati di mezzo mondo: dall’Italia agli Stati Uniti, fino al Giappone e all’Australia. «È cominciato tutto con mio nonno – racconta Armando, 27 anni, responsabile dello sviluppo business –. Fin da ragazzo ha avuto la passione per il latte iniziando a lavorare per piccoli caseifici». Un’esperienza che spinge nel 1976 «nonno Luigi» a fondare una sua ditta a Cellole, comune di settemila anime all’estremo nord della Campania. «Per anni la produzione è rimasta locale, l’industrializzazione è arrivata solo nel 1990 quando mio padre e mio zio hanno preso le redini dell’azienda», spiega. La seconda generazione dei Cilento fa le scelte giuste: grazie alla grande distribuzione il marchio si fa conoscere a livello nazionale e inizia a espandersi all’estero.
Oggi l’impresa ha 60 dipendenti e un fatturato di 28,4 milioni di euro, in crescita rispetto ai 24,8 del 2016. Con l’export che fa la parte del leone: pesa oltre la metà dei ricavi. «Contiamo di sviluppare ancora la nostra rete grazie agli investimenti 4.0. Per il prossimo biennio abbiamo stanziato oltre dieci milioni per creare un nuovo stabilimento e rendere più efficiente la produzione».
Nel concreto un nuovo sito di 7.500 metri quadrati con macchinari all’avanguardia. La gestione però non si tocca: rimane familiare. «Noi fratelli siamo cresciuti in azienda. È stato naturale entrare a far parte di un mondo scoperto sin da piccoli. Conosciamo tutto del processo produttivo: dalla raccolta del latte in stalla, alla lavorazione. Nel mio caso, avendo studiato all’università, ho avuto anche la possibilità di portare le competenze acquisite dentro l’impresa».
Il lavoro di squadra è quotidiano: Armando segue lo sviluppo business, Damiano il marketing e Luigi la produzione. Sempre però sotto la guida dei Cilento senior. «Il vantaggio della gestione “domestica” è la flessibilità. Spesso capita di prendere decisioni complesse in tempi brevi proprio perché il dialogo è schietto. Ci sono momenti difficili ma l’elemento famiglia è un punto di forza», ribadisce Armando. Così come la filiera etica. «Non abbiamo stalle nostre, ci affidiamo a produttori locali. Sono i nostri partner gomito a gomito. Proprio per questo con gli allevatori abbiamo lavorato sulle nuove esigenze di trasparenza».
Un’evoluzione necessaria, visto quanto oggi i consumatori siano attenti alla salute e al benessere animale. «Cerchiamo di aggiornarci e restare al passo con le norme. Ma la prima regola rimane la qualità del prodotto». Il famoso «antico sapore del latte munto all’alba».
*L’Economia, 1 giugno 2018