Emigrato «all’incontrario», da quarant’anni al Sud dopo un terzo della vita vissuto a Brescia, Giampiero Fedele guida a Lecce una macchina da 85 milioni di fatturato (nel 2017), la Lasim-Lavorazioni sussidiarie industrie meccaniche, principale fornitore dello stabilimento Fca di Melfi, con quattromila componenti sfornati al giorno. «Mio padre, originario di Galatina, mi spedì qui quando avevo 23 anni: avevo studiato economia a Parma, ma l’azienda di famiglia, che faceva produzioni di lamierati per l’edilizia e carpenteria, era in crisi – racconta Fedele –. Venni mandato in Puglia con l’obiettivo di farla ripartire». Ripartire ha fatto rima con riconvertire per il giovane imprenditore, che, in un territorio a densità industriale rarefatta, è riuscito a trasformare Lasim in un punto di riferimento per l’automotive mondiale, rifornendo non solo Fca, Alfa Romeo, Ferrari e Maserati comprese, ma anche, tra gli altri, Peugeot, Bmw, Renault, General Motors (come fornitore di secondo livello). «Abbiamo iniziato con Iveco e Sevel, oggi abbiamo 350 operai, due stabilimenti e un terzo che per ora funziona come magazzino automatizzato, ma sarà convertito per la produzione», prosegue Fedele.
Arrivare ai particolari stampati e ai prodotti ricavati a lamiere è stata una questione di pragmatismo: «Volevo fare qualcosa di nuovo, ci ho provato. Durante la crisi ho investito: 26 milioni di euro dal 2012 al 2016, per le presse automatiche e per la tecnologia tailored blank: in Italia l’abbiamo solo noi e i nostri concorrenti, consente di saldare col laser lamiere con spessori diversi». Perché lavorare con giganti come Fca e GM vuole dire aggiornarsi per non perdere, o, ancora meglio, per anticipare, i trend del settore: «Ci stiamo specializzando nell’alluminio, dato che le nuove auto saranno più leggere, consumeranno di meno e avranno minor impatto ambientale: vanno in questa direzione tutti i grossi marchi». Il 2018 promette bene: «Il piano industriale di Fca punta su 45 miliardi di investimenti al 2022», commenta l’imprenditore.
Con un ufficio a Torino, la base operativa di Lasim è Lecce: «La mia vita è qui – considera Fedele –, l’azienda è un affare di famiglia: ho un figlio, ora è piccolo, ma mi piacerebbe che raccogliesse il testimone. Acquisizioni? Forse è un mio limite, ma non arrivo dove non posso controllare e per me l’imprenditore cresce se reinveste gli utili». Poca finanza, zero debito. «Altrimenti il tuo problema diventa come estinguerlo», chiosa Fedele.
Altro problema è quello della manodopera. Spiega l’imprenditore: «Quella formata in Italia non c’è: in Germania i ragazzi escono dall’università già pronti per entrare nel mondo del lavoro. Dovremmo provare ad attrarre le multinazionali: se non arrivano capitali freschi, non si crea indotto: ci stiamo de-industrializzando e non vedo politici capaci di andare oltre l’idea di un Sud che sia per lo più turismo».
*L’Economia, 11 giugno 2018