Strano questo nostro Paese. Pensa di far a meno del futuro. Certo, il passato è affascinante, rassicurante e non bisogna mai scordarlo. Il futuro è cosa sempre differente dal passato. Lo si costruisce sulle spalle di chi ha fatto il passato, ma ha una fisionomica diversa, al massimo gli fa l’eco. Per definizione si comporta in modo imprevedibile, qualche volta segue vie già conosciute, molto spesso si presenta con novità assolute. In groppa a questo passato ci si dovrebbe mettere il futuro. E il futuro non lo si può costruire che con i giovani. Solo loro sono il futuro. Per chi ha la fortuna – per mestiere – di selezionare giovani, vi è la possibilità di monitorare costantemente lo stato dell’arte del futuro. Il barometro, di questi tempi, segna una temperatura che cambia repentinamente. L’impressione è che la tanto richiamata polarizzazione sia valida anche per i giovani. Più o meno funziona così: l’80% è sdraiato, senza grandi idee su cosa fare e con scarse conoscenze; il 20% è iper skillato, preparato alla competizione internazionale con dosi importanti di energia. Magari le percentuali possono essere meno crude, più vicine al 60%, ma la spaccatura c’è tra chi si farà trascinare e chi trascinerà. In questo caso il dado è tratto. Nel senso che chi oggi ha tra i 20 e i 30 anni difficilmente riuscirà a spostarsi da quel 80% e viceversa. Per le generazioni con una età inferiore, invece, la partita si sta compiendo in questi anni. E quale sarà il risultato? A guardare i dati che mette in fila Giuseppe Cancellato, direttore de “Linkiesta”, autore di “Ne’ sfruttati. Ne’ bamboccioni”, il destino sembra segnato. Cancellato ha avuto in questi anni il compito di ridisegnare un giornale on line che aveva provato a distinguersi fin da subito come innovativo, sia perché si muoveva nel nuovo mare magnum del web, sia per la freschezza dei contenuti che si proponeva di offrire. La sua direzione veniva da una serie di “buchi nell’acqua”. Di direttori ne sono passati a “Linkiesta”, tanti. Pareva che nessuno riuscisse a far quadrare i conti e rispondere agli obiettivi di un giornalismo veloce e, al contempo, sufficientemente affidabile. Operazione non facile in natura. Quando hai la velocità rischi di mancare l’appuntamento della profondità. Cancellato ci sta riuscendo. Ha posizionato “Linkiesta” con una presenza costante sui social giocando sull’internauta evoluto: una figura che non ha molto tempo ma che vuole capire. In questo senso il suo libro agisce come una felice extention del giornale.
I numeri confliggono con il futuro
“Ne’ sfruttati. Ne’ bamboccioni” ha un tema chiaro; ogni capitolo una sequenza precisa di numeri a conforto delle tesi; uno stile incalzante che non lascia al lettore lo spazio per tergiversare. Il libro, infatti, muove i primi passi dai numeri e si conclude con i numeri. Una scelta di campo per dare serietà e precisione alle tesi sostenute. Se il titolo può fornire qualche speranza, il lettore arriverà alle battute finali avendola consumata durante la lettura. Non è un limite del pessimismo di Cancellato, è l’amara verità di questo nostro Paese. L’Italia, sin dagli ‘70 ha deciso che voleva giocare la partita del ragionare sul presente, senza costruire politiche di prospettiva. E continua a fare così. Il tema pensioni – delle riforme prima mancate, poi fatte e oggi che si rivogliono mettere in discussione – è la dimostrazione plastica di come al futuro ci deve pensare sempre chi verrà dopo di noi. In un continuo rinvio. Un esercizio mentale che a nessuna generazione piace fare, quasi nessuno avesse figli, quasi nessuno avesse voglia di tramandare alle nuove generazioni il suo nome. I numeri proposti da Cancellato sono “infami, crudeli, brutali”. Alla fine dei cinque capitoli, di cui “Ne’ sfruttati, Ne’ bamboccioni” è composto, l’autore ha deciso di collocare una tabellina con dieci numeri significativi. I numeri, a differenza, delle lingue, non hanno bisogno di traduzioni, interpretazioni. Tutti possono, se vogliono, capirli. Possiamo prenderne a caso cinque dei cinquanta:
- 18% È LA PERCENTUALE DI ITALIANI LAUREATI SUL TOTALE DELLA POPOLAZIONE CONTRO UNA MEDIA EUROPEA DEL 37%;
- 33% È LA PERCENTUALE DEL COSTO DELLE PENSIONI RISPETTO ALLA SPESA SOCIALE COMPLESSIVA (IN GERMANIA È PARI AL 24,1%);
- 81% È LA PERCENTUALE DI GIOVANI TRA I 15 E 29 ANNI CHE VIVONO ANCORA A CASA DEI GENITORI, CONTRO UNA MEDIA EUROPEA DEL 48%;
- 283 MILIARDI È L’ENTITÀ DEL DEBITO PUBBLICO ITALIANO NEL 2016, QUASI TRE VOLTE RISPETTO AGLI 892 MILIARDI DEL 1992;
- 6% È LA PERCENTUALE DEL PIL CHE L’ESTONIA INVESTE OGNI ANNO IN ISTRUZIONE, SESTO PAESE IN EUROPA DOPO DANIMARCA, SVEZIA, BELGIO E FINLANDIA. L’ITALIA SPENDE IL 4,9%.
Datevi una mossa
Uno schiaffo che Cancellato ha deciso di lanciare al lettore. Un monito per dirgli “svegliati”. Fai qualcosa. Datti una mossa. Alzati prima che il torpore “ti uccida”. Da questo punto di vista, il libro dovrebbe essere letto non da chi ha già avuto dalla vita un percorso medio-lungo. Il lettore vero dovrebbe essere il giovane che la vita se la sta creando. Se il MoVimento 5 stelle piace, tanto da raggiungere percentuali così importanti nelle ultime elezioni, una delle motivazioni, più o meno dette, è questa: si compone di tanti giovani, molti oggi sono parlamentari. “Giusto che i giovani si facciano avanti noi che li abbiamo confinati in panchina”, hanno pensato i loro padri, andando al voto. Quasi vi sia nei confronti dei 5 stelle l’escussione di un senso di colpa dei padri: “lasciamo fare a loro, adesso”. Il movimento, con questa delega attribuita dai padri, dovrebbe rompere con il passato in tutto e per tutto e dare seguito alla sua missione di ridare speranza ai giovani. Sempre sulla faccenda pensioni, dovrebbe chiedere e realizzare – oggi che è al governo -, come primo punto del programma, la “restituzione del mal tolto”: le tante false pensioni di invalidità; la contribuzione non versata da svariate categorie professionali; i giochini delle retribuzioni raddoppiate nell’ultimo anno quando valeva come misura per il calcolo della pensione; le pensioni dei 18 anni 9 mesi e un giorno… Dovrebbe accostare il principio del diritto acquisito al principio della sostenibilità dei conti pubblici. Quindi, togliere il paravento di ciò che è stato dato in base ad errori marchiani di prospettiva. Bisogna andare a riscuotere sulle generazioni passate, il futuro negato alle prossime generazioni. Si parla tanto di diritti acquisiti, e della loro intoccabilità, ma i diritti acquisiti valgono solo se sono oggi ragionevoli e accettabili con le nuove condizioni. In un contesto differente, non possono esse inamovibili. Solo dopo si può discutere di riformulare alcune storture dell’attuale legge Fornero. Prima è giusto che chi ha avuto in eccesso, debba restituire. Patrimoniale o no, i conti devono tornare e non possono essere a carico di chi verrà dopo di noi perché c’è un problema che non vogliamo affrontare, anzi peggiorare. In questi giorni la politica sembra essersi dimenticata che le regole dell’economia valgono per le famiglie, le aziende, oltre che per gli stati nazionali. Le regole sono valide per tutti: paga il debito chi lo ha fatto. Se non lo paga, la legge è altrettanto chiara: lo pagano tutti quelli che erano i suoi fornitori. Forse, prima del fallimento, facciamo chiarezza e facciamo pagare a chi ha avuto oltre la sua misura. Herbert Clark Hoover, il Presidente degli Stati Uniti repubblicano che affrontò – malamente – la crisi del ’29, battuto alle presidenziali del 1932 da Franklin Delano Roosevelt, amava dire: “Beati siano i giovani perché erediteranno il debito nazionale.”
Titolo: Ne’ sfruttati. Ne’ bamboccioni
Autore: Francesco Cancellato
Editore: Egea
116 pp; 16 Euro