La politica estera incombe sul dibattito politico che accompagna la formazione del nuovo governo. Probabilmente, molto più che in passato. Perché la centralità dell’Unione europea e, in particolare, della Germania, insieme alla distanza dalla Russia, non sono più in-discutibili, come in passato. Oggi non è più così. Il premier, Giuseppe Conte, nel suo discorso di “investitura” alle Camere, ha infatti annunciato che, nei rapporti con la Russia, «si apre una nuova era». È una conferma che il nostro mondo sta cambiando rapidamente. E profondamente. Soprattutto dopo le elezioni del 4 marzo.
Per il partito (e l’uomo) forte della coalizione di governo, la Lega di Salvini, infatti, la Russia di Putin non appare più dall’altra parte del muro “geopolitico”. Sembra divenuta, invece, un possibile alleato. Un contesto “amico”.
Molto più della Germania governata da Angela Merkel. Il vero centro dell’Unione europea. E dell’Euro-pa.
L’Europa dell’Euro, infatti, per l’Italia di Salvini, Di Maio e Conte oggi appare il vero muro. Il nuovo “muro di Berlino”.
Così diventa interessante osservare gli orientamenti degli elettori della Lega e degli altri principali partiti nei confronti dei principali leader politici “globali”. Per capire se le radici dell’alleanza tra i partiti di governo affondino in un terreno (politico) comune.
Le opinioni che si ricavano da questo sondaggio (condotto da Demos, lo scorso aprile, presso un campione rappresentativo degli elettori italiani) forniscono indicazioni contraddittorie, al proposito.
Se consideriamo la popolazione nell’insieme, le variazioni degli orientamenti, rispetto allo scorso anno, risultano limitate, ma molto significative. Angela Merkel si conferma la leader largamente più apprezzata. Seguita, a grande distanza, da Vladimir Putin. Quindi – ancor più lontano – da Donald Trump. E ciò ribadisce una differenza profonda nei confronti del passato, anche recente. Perché riproduce, allargata, la distanza dal “Capo” dello Stato che, nel corso del dopoguerra, ha guidato il nostro campo geopolitico. L’Occidente. Gli Usa. L’America. Ebbene, Trump appare, nuovamente, il meno gradito agli italiani.
Apprezzato dal 23% del campione. Non solo, ma è l’unico “leader globale” a subire un calo ulteriore della valutazione. Di circa 4 punti.
Al contrario, l’atteggiamento verso gli altri due “Presidenti” migliora. Evolve positivamente. I giudizi positivi verso Putin, infatti, salgono al 39% (+4 punti). Mentre il gradimento della Merkel cresce di 5 punti e supera di poco la metà (51%).
Tuttavia, se consideriamo queste valutazioni in base alle preferenze politiche degli intervistati, emergono differenze molto profonde. A sinistra, il sostegno alla Merkel (e, dunque, alla Ue) è schiacciante. Fra gli elettori del Pd, quasi l’80%. Molto meno in altri settori dell’elettorato. La preferenza degli elettori leghisti, infatti, si orienta soprattutto verso Putin.
Apprezzato dal 53% della loro base. Molto più della Merkel (46%). E di Trump (41%). Un dato notevolmente superiore alla media.
L’attenzione espressa da Salvini e dalla Lega verso Putin, dunque, oltre che da motivi geopolitici (e da interessi di partito), è dettata dal “comune sentire” dei suoi elettori. Che associano la simpatia per Putin e per Trump all’antipatia – se non all’avversione – verso La Merkel. Verso la Germania. E verso la Ue germano-centrica.
Si tratta di una “visione del mondo”, e dei Capi (di Stato), molto simile a quella espressa dagli elettori degli altri partiti di Centro-destra. Di Forza Italia. E soprattutto di Destra (Fd’I).
Per quanto riguarda Fi, peraltro, le ragioni “politiche” si sommano e associano ai motivi “personali”. È infatti nota la simpatia di Berlusconi per Putin. Apertamente ricambiata. Mentre il distacco nei confronti della Merkel, nel corso degli anni, pare essersi ridimensionato. Almeno un po’. Il sentimento degli elettori leghisti verso i leader dell’Europa e del mondo sembra, dunque, seguire e riprodurre una traccia riconoscibile e precisa. Che conduce a destra. Verso la Destra. Come risulta evidente ricostruendo il grado di apprezzamento in base alla collocazione politica degli elettori. L’atteggiamento degli elettori del M5S appare, invece, diverso. Il gradimento verso la Merkel, infatti, risulta superiore alla media generale.
Al contrario, l’apprezzamento per Trump appare, di poco, inferiore. Mentre l’atteggiamento verso Putin coincide con quello della popolazione. Queste tendenze, però, si differenziano sensibilmente da quelle manifestate dalla base leghista. La simpatia verso Putin, infatti, fra gli elettori del M5s, appare inferiore di 14 punti. In altri termini: gli elettori del M5S ripropongono e riproducono il profilo trasversale, emerso in altre analisi. Rispecchiano, dunque, diversi tratti e diverse concezioni. Quasi uno specchio del sentimento popolare, anche rispetto alla leadership e alle mappe geopolitiche. Gli elettori del M5S presentano un profilo ibrido, che riflette le diverse matrici ed esperienze politiche da cui provengono.
Mentre i leghisti mostrano una traccia marcata. Dalla loro storia. Ma, soprattutto e ancor più, dal “nuovo” corso.
La Lega Nazionale di Salvini.
Alleata storica di Berlusconi.
Oggi è “oltre” Berlusconi. È Lega e basta. Fra Trump e Putin. Dunque: euro-scettica. O meglio: scettica verso l’Euro-pa dell’Euro, che ha il Centro e la Capitale in Germania.
Per questo il profilo ibrido degli atteggiamenti del M5S coincide, in qualche misura, anche con quello della Lega.
Ma solo in parte. Per altri versi è distinto. Quasi divergente. Non sarà facile rendere coerenti e compatibili queste due diverse visioni geo-politiche.