Lo sviluppo ha sempre avuto bisogno di un rapporto stretto tra memoria e innovazione. Ha ragione chi sostiene che, per orientarci in un salto di paradigma culturale e sociale come quello che stiamo vivendo, abbiamo bisogno di un nuovo «umanesimo industriale» (A.Calabrò) per trasformare la potenza dell’innovazione tecnologica in crescita sociale diffusa. Per questo c’è bisogno di istituzioni e iniziative che sappiano raccontare e connettere passato e futuro della società industriale, intrecciando cultura e produzione.
Da tempo nei territori si registra il successo di iniziative come l’apertura al pubblico delle fabbriche, avviata a Nord Est con le 100 realtà aperte di Open Factory, partito nel 2015 e diffusa per il paese; oppure oggi il progetto Canto della Fabbrica promosso da Fondazione Pirelli di cui domani si presenta il libro-racconto con un concerto all’headquarter della fondazione. Un evento in cui la fabbrica high-tech di Settimo Torinese, progettata in parte da Renzo Piano, nel settembre 2017 era divenuta fonte di ispirazione e teatro di esecuzione di un’opera musicale fondendo i valori di arte e produzione; o ancora il diffondersi di musei e fondazioni di impresa che non solo conservano la memoria di grandi e piccole aziende, ma provano a intrecciare memoria e riflessione sul ruolo sociale e culturale dell’industria. Musei del futuro li ha chiamati qualcuno.
A Brescia ve n’è uno dei più originali che mette in campo una sorta di autonomia funzionale della cultura industriale. È il MusIL, Museo dell’Industria e del Lavoro che, costituito nel 2005 in ente autonomo, racconta come in un territorio emblematico dello sviluppo italiano l’industrializzazione abbia prodotto oltre a macchine e fabbriche anche società. Promosso dalla Fondazione Micheletti, il museo si caratterizza per rappresentare l’industrializzazione come un fenomeno che coinvolge l’intera società, raccontando l’evoluzione tecnologica dell’industria a partire dalle due grandi questioni dell’impatto ambientale e del lavoro.
Espressione del mondo produttivo, dell’università e degli enti locali, MusIL si è sviluppato raccontando anche la dimensione territoriale dello sviluppo industriale. Una delle quattro sedi in cui si articola è nella centrale di Cedegolo in Valcamonica e racconta le peculiarità del fordismo nelle terre alte, fatto dai grandi impianti di produzione energetica che alimentavano le industrie della città.
Un racconto che però non si limita a rievocare il passato, ma riflette anche sull’innovazione del mini-idroelettrico e sul ruolo che potrebbe avere per uno sviluppo sostenibile e decentrato delle comunità. MusIL non è una sorta di deposito del passato, quanto uno spazio che racconta la storia per sottrarre l’innovazione alla vecchia idea del «determinismo tecnologico».
Nella sede principale di Rodengo Saiano, dentro il Franciacorta Outlet Village quasi a disegnare una sorta di polo della merce e della conoscenza, l’architettura urbana dei 4mila metri di esposizione non contiene solo un campionario delle “macchine” che hanno fatto la storia dell’industria italiana.
L’idea del legame tra arte e tecnologia è alla base di una delle maggiori collezioni europee di macchine cinematografiche e delle arti visive, con un archivio filmico che testimonia il passaggio dell’Italia da paese agricolo ad industriale. Ma anche qui accanto all’archivio si organizzano mostre e eventi che ragionano sul rapporto tra rappresentazione artistica e fabbrica. Un tema attuale per territori come Brescia che vogliono conservare un cuore manifatturiero e allo stesso tempo stanno esplorando la via dell’economia della cultura. Perché le neo-fabbriche robotizzate o fabbriche intelligenti, non sono soltanto contenitori di macchine interconnesse in cui l’intelligenza umana sia confinata a sorvegliare un flusso produttivo automatizzato.
Oggi, e più ancora nel futuro, è l’interazione o meglio l’intreccio tra intelligenza umana e artificiale che può fare la differenza. E questa non è soltanto questione di competenze tecniche, ma di “teste” e persone complete, in grado di capire la tecnologia nei suoi aspetti generali e culturali. Un rapporto stretto tra identità, arte, cultura del territorio, tecnologie è fondamentale per il made in Italy. La capacità di una società di incorporare scienza e tecnologia e trasformarla in civiltà del lavoro, come accaduto storicamente a Brescia, si basa anche oggi su una relazione forte tra umanesimo e scienza.
A questo proposito MusIL possiede una delle più ricche collezioni di storie di vita del lavoro industriale oggi esistenti in Italia che arriva al lavoro informatico-digitale: fondamentale se vogliamo affrontare la discussione sul rapporto tra nuove tecnologie e futuro del lavoro.