Sfiduciata e risentita, l’Unione europea ha annunciato ieri un atteso ricorso dinanzi all’Organizzazione mondiale per il Commercio dopo che gli Stati Uniti hanno messo fine a un angosciante tira-e-molla decidendo di imporre dazi sull’acciaio e sull’alluminio. Il tentativo europeo è di riportare i legami commerciali entro le regole internazionali, in un momento in cui il presidente Donald Trump sembra volere privilegiare il potere della politica alla forza del diritto.
«Ogni volta che penso a Trump sono perso», ha detto due giorni fa durante un discorso qui a Bruxelles il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Il sentimento è condiviso in molte capitali europee. La Commissione ha annunciato ieri un ricorso dinanzi alla Wto contro i dazi commerciali americani entrati in vigore ieri. Agli occhi degli europei, sono illegali perché la motivazione – vale a dire la sicurezza nazionale – è inesistente.
Il ricorso richiederà tempo. Nel frattempo, l’esecutivo comunitario ha preparato una serie di misure di ribilanciamento, o contro-dazi, del valore di 2,8 miliardi di euro, in settori delicati, quali l’industria, l’agricoltura e il tessile. Il benestare politico è già stato dato dai Ventotto; manca un via libera tecnico che potrebbe giungere entro un paio di settimane. L’entrata in vigore potrà avvenire dalla seconda metà di giugno in poi, vale a dire un mese dopo la notifica alla Wto del 18 maggio scorso.
In una conferenza stampa ieri a Bruxelles, la commissaria al commercio Cecilia Malmström ha fatto trasparire fastidio per le scelte americane. A metà maggio, i Ventotto avevano proposto agli Stati Uniti una serie di opzioni pur di intavolare un discorso commerciale più ampio, prevedendo anche una collaborazione transatlantica nella lotta contro il dumping cinese in campo siderurgico. La proposta è rimasta drammaticamente senza risposta.
Il segretario al commercio Wilbur Ross ha detto ieri che «gli Stati Uniti sono pronti a continuare a negoziare per risolvere i problemi aperti».Nuove trattative «non potranno esserci fin tanto che le misure commerciali adottate dalla Casa Bianca rimarranno in vigore», ha risposto la signora Malmström: «La nostra offerta era chiara: ’Non ci puntate più una arma alla tempia. Ci sediamo a un tavolo da amici e partner e discutiamo’. Non siamo mai arrivati a questo punto e quindi per ora la porta è chiusa».
In questo momento, l’unità dei Ventotto nella risposta all’America è assicurata; ma molti diplomatici sono cauti sul futuro. Washington ha aperto una indagine sulle importazioni di veicoli stranieri in America. L’inchiesta durerà fino a nove mesi. Dazi sull’import di auto avrebbero un impatto assai maggiore delle stesse misure su acciaio e alluminio. Presa di mira dall’Amministrazione Trump, la Germania vuole evitare una guerra commerciale. Francia e Olanda sono invece più combattive.
Da Parigi, il presidente Emmanuel Macron ha parlato ieri con il presidente Trump, denunciando dazi definiti illegali. L’obiettivo del leader francese è tenere testa alla controparte americana, anche da un punto di vista personale. Con quale risultato è tutto da vedere. Economisti di mercato, intanto, stanno facendo calcoli sull’impatto dei dazi già annunciati. Tomasz Wieladek di Barclays Capital si aspetta una riduzione del prodotto interno lordo mondiale di 0,1 punti percentuali dal secondo anno in poi.
Sempre ieri, la Commissione europea ha anche fatto ricorso alla Wto contro la Cina, accusata di avere una legislazione sui diritti d’autore che penalizza le aziende europee. Per lo stesso motivo, gli Stati Uniti stanno minacciando dazi contro alcuni prodotti cinesi. «Oggi stiamo attaccando sia l’America che la Cina – ha notato la signora Malmström -. È la dimostrazione che non stiamo scegliendo una parte o l’altra, ma che vogliamo difendere il sistema di regole multilaterale».