Mentre da Roma partivano – in direzione Francia- siluri politici per affondare la Tav, al Brennero la scorsa settimana si formava una fila monstre di 70 chilometri di automezzi. Erano tutti Tir, incolonnati in attesa di entrare in Austria in base alle regole stabilite da Vienna: contingentare gli ingressi e non far passare più di 300 mezzi all’ora. La limitazione ha creato, ed è oramai la quasi quotidiana normalità, un lungo serpente di acciaio composto da più di 5mila camion, pieni di merci tutte in viaggio su gomma. La Tav adesso sotto processo è proprio una delle opere che servirebbero a riequilibrare il rapporto tra trasporto ferroviario e movimento su ruote, attualmente sbilanciato in modo esponenziale a favore di quest’ultimo. Sulla tratta Ovest-Est europea interessata dall’alta velocità in costruzione in Val di Susa circola in valore un interscambio pari a 75 miliardi di euro. Di questo, solo il 9 per cento si muove sui binari, il resto cammina sulle spalle di Tir e autoarticolati vari, che intasano le strade e aggravano problemi di traffico e di inquinamento.
Tav e Brennero sono due paradigmi delle attuali contraddizioni politiche italiane. Da un lato le forze che si apprestano a governare raccolgono la protesta delle comunità locali interessate dalle grandi opere, che passano sul loro territorio con impatti anche significativi. Da qui la bocciatura della Tav, perla quale – si legge nel programma comune di governo Lega-5Stelle – ci si impegna “a ridiscuteme integralmente il progetto”. Dall’altro dichiarano di voler tutelare l’ambiente, investendo sull’economia verde e intervenendo in modo importante anche sulla mobilità. “E’ necessario – si legge sempre nel programma comune Lega-5Stelle – avviare un percorso finalizzato alla progressiva riduzione dell’utilizzo di autoveicoli con motori alimentati a benzina e diesel, al fine di ridurre il numero di veicoli inquinanti e contribuire al conseguimento e miglioramento degli obiettivi contenuti nell’accordo di Parigi”.
Mezzi diesel sono anche i Tir, e sicuramente sono inquinanti. E i Tir che attraversano l’Europa da Ovest a Est scendono lungo la Pianura Padana, raggiungono il centro logistico di Verona, da li continuano ancora verso est o magari risalgono verso il Nord, utilizzando appunto il valico del Brennero. Lo fanno perché manca, a Ovest, una ferrovia capace di trasportare le merci che hanno a bordo e usare gli snodi padani per raggiungere le altre destinazioni. Così, mentre a parole si cerca di conciliare l’inconciliabile e avere la botte piena (No Tav) e la moglie ubriaca (No diesel) i Tir restano in colonna al Brennero. Col motore acceso.