Parigi chiama Roma, nel mezzo del lunghissimo stallo istituzionale italiano. Ieri pomeriggio il presidente francese Emmanuel Macron ha telefonato al premier incaricato Giuseppe Conte, formulando — parole di Conte — «i migliori auspici per il governo che stiamo formando in Italia: è stata l’occasione per un proficuo scambio sulle principali prospettive delle politiche economiche e sociali europee che coinvolgono i nostri due Paesi. Ci siamo lasciati con l’auspicio di poterci incontrare il prima possibile per discutere in dettaglio le questioni di comune interesse».
Ma è tutta l’Europa che, in un modo o nell’altro, non resta indifferente di fronte a quanto sta accadendo — o non accadendo — a Roma. Parole durissime giungono per esempio da Berlino, dal tedesco Guenther Oettinger, commissario al bilancio europeo: se ci fosse una futura crisi dell’area Euro, dichiara in un’intervista al giornale Berliner Morgenpost, l’Italia non potrebbe essere salvata. Spiegazione: l’Esm o meccanismo europeo di stabilità, la «rete di salvataggio» predisposta da Bruxelles per i casi più estremi, «non potrebbe salvare un’economia così grande come quella italiana». Comunque, «una Italexit è assolutamente improbabile». Per questo, aggiunge Oettinger, bisogna sperare che i partiti di governo «facciano velocemente progressi nell’apprendimento». Diversamente l’Italia «non si troverebbe fuori da una nuova eurocrisi, ma esattamente nel mezzo». E ancora, entrando decisamente nei dettagli della politica interna italiana: «Consiglio di non guardare soltanto il testo della coalizione di entrambi i partiti di governo italiani» ma «decisivo è come Cinque stelle e Lega effettivamente governano…. I criteri del nuovo indebitamento e del debito complessivo vanno rispettati. Se non dovesse accadere, intavoleremo colloqui seri».
Moniti smentiti però da un altro commissario europeo, quello all’Economia, il francese Pierre Moscovici: «Nessuno psicodramma fra Roma e Bruxelles. L’Italia è e deve restare un Paese nel cuore della zona euro». Gli viene chiesto, in un’intervista alla radio Europe 1, un parere sul professor Paolo Savona, e sulle discussioni di vertice che circondano la sua nomina a ministro dell’economia: «Sono gli italiani che decidono il loro governo — risponde Moscovici — quindi rispetto la legittimità democratica, e i ritmi democratici del Paese. Parlerò con l’interlocutore che mi daranno, che sarà il prossimo ministro italiano chiunque egli sia. Non sta a me esprimere una preferenza. Aspettiamo e non commentiamo annunci, parleremo con un governo che prenderà decisioni, cioè leggi e budget».
E lontano da Bruxelles, si fa sentire anche il capo del Cremlino, Vladimir Putin, che pare apprezzare le posizioni di Lega e Cinque Stelle contrarie alle sanzioni anti-russe: «Ci rendiamo conto che l’Italia è stata costretta a subordinarsi alle scelte collettive dell’Ue, e aderire alle sanzioni contro la Russia». Poiché fra Mosca e Roma «vi sono buoni rapporti, di grande fiducia: per noi Roma è un partner affidabile e le relazioni non si sono mai interrotte, neppure nei momenti più burrascosi dal punto di vista sia politico che economico».