Ogni volta che arriva una critica da Bruxelles, ormai la risposta è sempre la stessa: burocrati non eletti.
Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Ue: lei è un burocrate non eletto?
«La Ue e il suo mercato funzionano se tutti seguono le stesse regole. Per questo esistono istituzioni alle quali gli Stati hanno delegato certe competenze, inclusa la vigilanza di bilancio. Noi facciamo proposte, tocca ai governi decidere».
Dunque lei davvero non è eletto?
«Be’, noi della Commissione siamo stati delegati dai governi dei nostri Paesi e prima di essere nominati affrontiamo audizioni al parlamento Ue. Alla fine l’intera Commissione dev’essere approvata dal parlamento, votato dai cittadini. Non direi che non siamo eletti».
Ha visto il programma M5S-Lega?
«Il governo si sta formando. Per ora posso solo dire che è importante tenere la rotta di politiche di bilancio e macroeconomiche responsabili».
Che significa?
«La nostra raccomandazione prevede una correzione strutturale dello 0,3% del Pil sul 2018, al netto delle una tantum e degli effetti ciclici. Per il 2019, la raccomandazione è di una correzione dello 0,6%».
Uno 0,3% sul 2018, più 0,6% sul 2019: 15 miliardi da trovare. Tutto in legge di Stabilità o anche con una manovra correttiva in estate?
«Sul 2019 esprimeremo la nostra raccomandazione sulla bozza di legge di Stabilità. Per quanto riguarda il 2018 la valutazione formale avviene nella primavera 2019, e si baserà sui risultati del 2018».
Chiedete una manovra durante l’anno?
«Non posso dirlo ora. Ne parleremo con il nuovo governo».
Sa che non esiste una maggioranza a Roma per fare quelle cose?
«Non posso dire di più, dovremo parlarne con il governo. Ma l’Italia ha un livello di debito pubblico molto alto, il secondo più alto nella Ue dopo la Grecia. È importante che continui con politiche prudenti, riduca il deficit e faccia scendere il debito».
C’è chi pensa che l’Italia sia abbastanza grande da minacciare l’uscita e piegare l’intero sistema, perché può distruggere l’euro. Che dice?
«Discuteremo con il nuovo governo per capire quali sono le sue intenzioni».
Parlano anche di controriforma delle pensioni…
«Noi proponiamo di ridurre la quota delle pensioni di anzianità sulla spesa, il che permetterebbe di rinforzare altre forme di spesa sociale».
Luigi Di Maio ringrazierà la Brrd, la direttiva Ue sul bail-in bancario: lo choc per la sua applicazione rigida nel 2015 ha messo le ali a M5S.
«L’unione bancaria e la Brrd sono conseguenze della crisi e dei salvataggi delle banche con denaro dei contribuenti. Non vedo molti che vogliano tornare al sistema in cui le banche sbagliano e i contribuenti pagano».
Ma la maggioranza gialloverde propone di cancellare il bail-in.
«Mi pare che l’applicazione della Brrd in Italia sia stata misurata, se si guarda a Mps e alle banche venete. Questo mostra che la direttiva offre vie per affrontare diversi casi, anche con rimborsi ai risparmiatori. Ci siamo comportati ragionevolmente».
L’Olanda ha versato alle sue banche il 16% del Pil, la Germania il 9%. Arriva l’Italia con l’1% ed è scandalo. Due pesi e due misure?
«Se è per questo l’Irlanda ha messo più del 30% ed è finita con la Trojka. È stata una lezione della crisi, condivisa dall’Italia: limitare questi salvataggi con fondi dei contribuenti. Ma gli interventi olandesi e tedeschi sono avvenuti prima che scattassero le nuove regole sugli aiuti di Stato».
Irlanda e Olanda chiedono che sui Paesi fragili scatti il bail-in sul debito sovrano. Però sottraggono 200 miliardi di base fiscale al resto d’Europa agendo da paradisi fiscali. Coerente?
«Nelle nostre raccomandazioni mettiamo il problema sul tavolo e ci muoviamo anche sugli aiuti di Stato. Abbiamo trovato forme di concorrenza fiscale sleale tramite aiuti selettivi ad alcune aziende: il caso più noto è Apple ma ce ne sono altri in Irlanda, Olanda, Lussemburgo. Abbiamo varie altre iniziative su questo».
Come mai tanta insistenza perché l’Italia rispetti le regole, quando la Germania viola indisturbata i vincoli sull’eccesso di surplus esterno?
«Ciascuno ha le proprie percezioni. Se va in Germania, ne hanno altre. Ma la Germania è considerata da noi un Paese con squilibri macroeconomici e le raccomandiamo di usare il suo spazio di bilancio per investire. E mi faccia dire che quando la Commissione propose la comunicazione sulla flessibilità di bilancio nel 2015, fu l’Italia a beneficiarne. Questo in altri Paesi ha generato la percezione che è l’Italia a godere di trattamenti di favore».
Far rispettare le regole è il vostro lavoro. Poi nominate Martin Selmayr, tedesco, iscritto al Ppe, segretario generale della Commissione e l’Europarlamento vi accusa di aver violato tutte le procedure.
«Quella nomina è stata esaminata più di ogni altra. Il parlamento ha fatto una valutazione e la conclusione è che le regole applicabili sono state seguite. Ma ha fornito anche raccomandazioni, che la Commissione ha recepito».
La Ue è diventata sinonimo di reprimende e sacrifici. Che può dire di positivo a chi crede in un futuro europeo per l’Italia?
«Non è qualcosa che debba essere discusso esclusivamente a Bruxelles. Dopo la Brexit c’è una discussione sul futuro dell’Europa, ma è importante che i Paesi contribuiscano. La solidarietà europea porta benefici a tutti. L’Italia ha beneficiato della flessibilità e nella crisi migratoria noi della Commissione abbiamo proposto la protezione delle frontiere e i ricollocamenti».
Che non hanno funzionato.
«Hanno funzionato meglio per la Grecia».
Sa che per la Lega il fatto che la Ue abbia abbandonato l’Italia sui migranti è stata una manna elettorale?
«Non vi abbiamo abbandonato. Noi alla Commissione Ue la proposta di ridistribuire i rifugiati l’abbiamo fatta e la controversia contro di noi è stata enorme, in vari Paesi. Dunque non è “colpa di Bruxelles”. Noi proponiamo, l’Europarlamento approva, poi anche i governi devono farlo. Non decidiamo da soli qui a Bruxelles».