Titoli di Stato ancora sotto pressione sui mercati finanziari. Ieri lo spread tra i BTp a 10 anni e l’omologo Bund tedesco ha chiuso la seduta a quota 188 punti base. Oltre 50 in più rispetto a una settimana fa. Il rendimento del BTp ha chiuso a quota 2,40% sui massimi da un anno a questa parte. Le vendite si sono fatte sentire su tutte le scadenze. Particolarmente volatile il rendimento del BTp biennale. Un titolo che fino a una settimana fa aveva un rendimento negativo e che nelle ultime sedute è nettamente risalito chiudendo ieri gli scambi allo 0,02 per cento. La Borsa dal canto suo ha chiuso in calo dell’1,52 per cento. Una performance influenzata più dall’effetto negativo dello stacco cedole da parte di ben 19 società del Ftse Mib che dal fattore politico. Il clima tuttavia non è ottimale e capita così che una società, Rainbow, che aveva in programma la quotazione a Piazza Affari, decida di rinviare alla luce delle «condizioni di mercato non favorevoli».
Nonostante ieri sia venuto meno anche l’ultimo elemento di incertezzalegato al nome del premier destinato a guidare l’esecutivo di stampo sovranista l’atteggiamento dei mercati confronti del nostro Paese continua a restare tutt’altro che benevolo. Se è vero che dal contratto di governo Lega-M5S sono state stralciate le parti più controverse, come la richiesta in sede Ue di negoziare una procedura per l’uscita dalla moneta unica o la cancellazione di 250 miliardi di debiti da parte della Bce, resta il grosso nodo delle coperture per un mix di misure di politica economica che, stando alle stime elaborate da Il Sole 24 Ore, sarebbero ancora carenti di circa 50 miliardi.
«Le politiche del nuovo governo mettono a rischio la tenuta dei conti pubblici» ha scritto ieri in una nota l’agenzia di rating Fitch avvertendo che potrebbe rivedere al ribasso il merito di credito del Paese. Secondo Fitch resta ancora improbabile un’uscita del Paese dall’euro ma le proposte più radicali incluse nella prima bozza di contratto e poi stralciate tradiscono un atteggiamento fortemente ostile all’Europa che fa pensare che il Paese possa andare allo scontro con Bruxelles. Non solo sul tema dei conti pubblici ma anche su quello delle banche considerando l’intenzione «rivedere radicalmente» la normativa sul bail-in bancario.
Lo scontro con partner europei intanto sta già andando in scena quando ancora il nuovo esecutivo non ha ancora firmato. Domenica il ministro francese delle finanze Bruno Le Maire ha dichiarato: «La stabilità dell’Eurozona è a rischio se l’Italia non rispetta gli impegni presi su deficit, debito e risanamento». Parole analoghe sono arrivate ieri dal tedesco Manfred Weber: «State giocando col fuoco perché l’Italia è pesantemente indebitata» ha detto il capo dei Popolari europei che ha lanciato l’allarme circa il rischio di una «nuova crisi dell’euro» provocata da «azioni irrazionali e populiste». «Lui pensi alla Germania che al bene degli italiani ci pensiamo noi» gli ha ribattuto su Twitter Matteo Salvini. «Perché Weber non dice nulla sul surplus commerciale della Germania che andrebbe pesantemente sanzionato dalla Ue», ha rincarato la dose la capogruppo a Strasburgo della Lega Mara Bizzotto.
Il clima si riscalda quando ancora la partita è ancora da disputare in un’Europa in cui, chi ha tanto debito come l’Italia vuole spendere più di quanto potrebbe, e chi, come la Germania, ha ampi margini per fare investimenti e rilanciare la crescita non lo fa preferendo tenersi un maxi surplus di bilancio in barba alle stesse regole europee di cui predica il rispetto.