È italiana un’azienda su quattro tra le 100 più rappresentative del lusso mondiale. Ma in cima a questa speciale classifica basata sul fatturato, cioè tra le prime dieci, solo una è italiana: la bellunese Luxottica. Perché, in termini di ricavi, il perimetro medio delle aziende italiane è inferiore rispetto ai competitor. Emerge dal Global powers of luxury goods, studio annuale di Deloitte che esamina i 100 protagonisti globali del Fashion & Luxury. Una pattuglia di imprese che ha generato vendite per 217 miliardi di dollari nel 2016, con una media di 2,2 miliardi per società.A tassi di cambio costanti la crescita è stata dell’1%, 5,8 punti percentuali in meno rispetto al 6,8% ottenuta nell’anno precedente.
I cinque “big” – Lvmh, Estée Lauder, Richemont, Luxottica e Kering – hanno riaffermato la loro leadership, mantenendo sostanzialmente le posizioni, con il primo gruppo a guidare solidamente la classifica grazie a vendite consolidate cresciute nel 2016 del 5% ad oltre 23 miliardi. Lo studio però rivela anche appunto che nella top 10 c’è solo una italiana, che appunto ha radici venete, precisamente ad Agordo: Luxottica, la quarta al mondo per fatturato (oltre 10 miliardi di dollari nel 2016), seguita da Prada (19/a con 3,5 miliardi) e Giorgio Armani (24/o con 2,8 miliardi). L’Italia quindi con le sue 24 imprese è, per presenza, il primo Paese nel settore del lusso.
E guida pure la classifica delle 20 aziende a più elevato tasso di crescita(con 6 società su 20, tra cui spiccano Valentino e Furla). Ma resta il nodo della dimensione: il peso specifico dei gruppi italiani è inferiore a quello dei competitor internazionali. I dati medi evidenziano che, in termini di fatturato, il perimetro medio delle aziende italiane è di 1,4 miliardi di dollari. Per le realtà francesi, invece, il dato medio è di 5,8 miliardi, negli Usa è 3,4 miliardi, per i gruppi svizzeri si attesta poco sopra i 3 miliardi. «Il fatto che, nella top 100, un’azienda su cinque sia italiana dimostra come il Made in Italy sia ancora un fattore competitivo di successo a livello globale – ha spiegato Patrizia Arienti, Deloitte Emea Region Fashion & Luxury Leader -: in futuro, la maggiore sfida che le aziende del lusso del nostro Paese saranno chiamate ad affrontare sarà essere in grado di coniugare tradizione ed esclusività del prodotto con strategie e modelli di business innovativi, finalizzati a rispondere alle mutate esigenze del consumatore».