Solo se capita di avere un rubinetto che perde acqua ci si accorge dell’importanza di quella piccola guarnizione tonda (o-ring) che si trova tra l’erogatore e il filtro. Una buona parte di quei tondini in gomma escono dallo stabilimento del gruppo Ar-Tex di Viadanica, nella bergamasca. L’azienda fa parte del distretto, nato all’inizio del secolo scorso sul lago d’Iseo, che produce guarnizioni in gomma.
Proprio in quel mondo manifatturiero fatto di distretti industriali e di piccole e medie aziende, nel 1970 Mario Bellini, insieme a due soci, fonda l’attuale Ar-Tex. Come spesso capita nelle aziende familiari la mano passa di padre in figlio e dal 2005 è Paolo a essere amministratore delegato. «Se quando c’era mio padre dalla produzione si passava alla distribuzione – racconta Paolo Bellini – adesso il 95% delle nostre vendite è destinata direttamente all’utilizzatore finale, saltando il passaggio del distributore. Questo salto, insieme all’internazionalizzazione, ci ha consentito di crescere negli anni».
Ai due stabilimenti italiani Ar-tex, infatti, ne ha aggiunti altri in Spagna, Cina, Messico e Stati Uniti con un fatturato dell’intero gruppo di 80 milioni di euro, di cui 50 milioni solo in Italia. «Se continuiamo a crescere, nel 2017 abbiamo avuto un incremento del 15% e nel 2018, a oggi, siamo a un più 10%, è anche grazie alla qualità di nostri prodotti, che vanno dalle guarnizioni in gomma per motori di auto a quelle per i rubinetti e per le valvole, che devono essere sempre più affidabili – spiega Bellini –. Produciamo articoli che costano pochi centesimi di euro ma che vanno montati su pezzi che, spesso, hanno costi molto elevati, non possiamo permetterci di fornire un prodotto che non sia di alta qualità».
Nei due stabilimenti italiani – come racconta il presidente – lavorano oltre 250 persone, esperienza e conoscenza sono il connubio vincente che permette al gruppo di avere personale qualificato. Ma ci sono anche le nuove leve che, grazie ai percorsi di specializzazione tecnica post diploma, portano una ventata innovativa nel settore. «Abbiamo puntato a migliorare sempre di più i nostri macchinari, negli ultimi due anni si sono raddoppiati gli investimenti, quindi abbiamo bisogno di giovani tecnologici da affiancare a personale con esperienza. Solo così potremo proseguire la scalata e puntare a sfide sempre più alte». Sono passati 122 anni dal primo brevetto degli o-ring, depositato in Svezia nel 1896, un articolo all’apparenza semplice, ma che se non ci fosse lascerebbe una grande «perdita» nel mondo.
*L’Economia, 21 maggio 2018