Da Oxford a Padova per spiegare che “l’età dei big data non è relativa al fare le cose in maniera più veloce, e nemmeno al farle in modo più efficiente. Il punto centrale sono le decisioni che dobbiamo affrontare tutti i giorni e rispondere alle domande basandosi sui fatti, sui dati, piuttosto che sull’istinto”.
Al Galileo Festival Viktor Mayer-Schönberger, autore di “Reinventare il capitalismo nell’era dei Big Data”, ha spiegato davanti a una sala gremita a Palazzo Moroni: “Oggi noi possiamo scegliere la miglior strada possibile più di quanto sia stato vero per tutte le altre generazioni che ci hanno preceduto”.
“Una volta la difficoltà era anche quella di fare le domande giuste, ma l’analisi dei dati ci aiuta non solo a trovare le risposte migliori, ma anche a capire quali siano le domande da fare, perché permette di individuarle anche quando sono contro intuitive”, ha sottolineato Mayer-Schönberger.
“È per questo che mercati basati sui dati sono migliori di quelli basati sul prezzo e sulla moneta. Dare agli oggetti e ai servizi un prezzo, un valore, è stato un grosso progresso sociale perché abbiamo iniziato a poter comparare cose diverse. Così facendo, tuttavia, comprimiamo l’informazione. La semplifichiamo, ma perdiamo un sacco di dettagli, e questo è lontano dall’ideale”.
Se dunque fino a pochi anni fa il prezzo e il valore di un oggetto o di un servizio erano il driver principale, quello che più di tutto ci permetteva di decidere, ora sono i dati che “stanno rimpiazzando il denaro come fluidificante della nostra economia”.
Ed è per questo che “le istituzioni che si occupano del denaro giocheranno un ruolo minore del nostro futuro rispetto a quello che giocano oggi”. Tutto ciò ovviamente ha conseguenze sulla vita quotidiana di chiunque. “La più importante è che troviamo risposte migliori ai nostri bisogni”.
Il Mattino di Padova, 19 maggio 2018