Luxottica se ne va da Confindustria. Il colosso mondiale degli occhiali, che grazie alla fusione con i francesi di Essilor raggiungerà i 50 miliardi di capitalizzazione e i 140 mila dipendenti in tutto il globo, ha deciso di non rinnovare più l’iscrizione alle associazioni territoriali di Confindustria, ma di restare iscritta alla sola federazione di categoria.
È, comunque, una decisione clamorosa per le dimensioni e per la indiscutibile leadership che il gruppo esercita nel capitalismo italiano. Una scelta che ricorda molto quella compiuta da Sergio Marchionne nel 2011: fuori da Confindustria in polemica con un apparato burocratico ritenuto inadeguato ai tempi della quarta rivoluzione industriale e alla ricerca di un nuovo modello di relazioni sindacali che guardava al solo contratto aziendale, con più flessibilità nell’organizzazione del lavoro e retribuzioni legate essenzialmente dall’andamento della produzione. Una rottura, quella di Marchionne, che non si è più rimarginata nonostante gli appelli periodici che dai vertici di Viale dell’Astronomia sono partiti all’indirizzo del Lingotto. La Fiat mantiene solo un contratto di servizio con l’Unione Industriale di Torino.
Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica, se ne va, ma senza polemiche.D’altra parte in Confindustria non ha mai voluto esercitare un’azione di primo piano. Il gruppo, che da poco ha cambiato l’amministratore delegato, resterà iscritto all’associazione di categoria (quella dei produttori di occhiali), l’Anfao, ma uscirà dalle strutture territoriali dove sono presenti le sei fabbriche italiane ( circa 11 mila dipendenti): Belluno, sede storica del distretto dell’occhialeria, Treviso, Trento e Torino. Il che si tradurrà per le casse confindustriali in meno entrate.
Luxottica ha comunicato ieri mattina la sua decisione e a Belluno sono rimasti di stucco. Nessun preavviso, infatti, nessun casus belli, almeno che si conosca. Nessuna comunicazione alla sede romana di Confindustria che l’ha saputo solo in serata. Qualcuno – certo – ricorda che a Del Vecchio non piacque affatto come il Sole 24 Ore (quotidiano di proprietà di Confindustria) trattò l’accordo con Essilor, considerandolo una sorta di resa della grande multinazionale italiana ai francesi. Difficile, però, che possa essere questa la ragione. Informalmente da Luxottica spiegano che la decisione è legata al fatto che il gruppo non svolge attivamente alcuna azione all’interno delle strutture territoriali e che dunque si è preso atto semplicemente della situazione.