La crescita dell’economia, già in rallentamento, potrebbe frenare ancora se dovessero rimanere tensioni sul commercio internazionale. Il rischio dei dazi imposti dall’amministrazione Usa pesa anche sulla crescita italiana, che quest’anno potrebbe teoricamente perdere 0,3 punti di Pil. Secondo l’Istat l’export potrebbe scendere dell’1,1%, le importazioni dello 0,3%.
Anche la Banca d’Italia e l’Ufficio Parlamentare di Bilancio ritengono verosimile un raffreddamento della crescita, con l’Upb che non esclude il rischio di una manovra correttiva in corso d’anno. L’Ufficio di bilancio ha già corretto al ribasso le previsioni di crescita del Pil fatte a marzo, portandole per quest’anno a +1,4%. Secondo il presidente, Giuseppe Pisauro, un eventuale “shock” commerciale potrebbe creare ancora più danni, riducendo la crescita annua di mezzo punto. Ci sono rischi, secondo l’Upb, anche sui conti pubblici. Quest’anno, stima il il governo, l’aggiustamento strutturale sarà di 0,1 punti di Pil, ma la Ue è scettica e aveva sollecitato una correzione da 0,3 punti. Possibile, dice l’Upb, che da Bruxelles arrivi una richiesta di un aggiustamento dei conti per 3-5 miliardi.
Bankitalia continua a prevedere un aumento del Pil dell’1,4% quest’anno e dell’1,2% nel 2019-20. Per ora resta lo scenario più probabile, ma i rischi sono al ribasso. Per Bankitalia, in vista della legge di bilancio, è necessario continuare a stimolare la crescita spingendo sugli investimenti ed alleggerendo, a parità di gettito, le imposte sul lavoro. Soprattutto non bisogna indebolire la riforma delle pensioni, che garantisce in larga misura la sostenibilità del debito pubblico.