x popolari, toccherà all’Anac di Cantone l’onere dei risarcimenti ai soci truffati. Dopo un’attesa che durava da mesi, pare la volta buona per il decreto attuativo del fondo di ristoro per le vittime dei reati finanziari, inserito a dicembre nella Legge di stabilità e che doveva esser varato entro fine marzo. «Il testo del del ministero dell’Economia è varato e la proposta di decreto è stato inviato alla Presidenza del consiglio dei ministri e al Consigli di Stato, a cui spettano gli ultimi pareri – conferma il sottosegretario all’Economia del governo Gentiloni, Pier Paolo Baretta -. Se torneranno senza obiezioni, procederemo all’approvazione». Per giungere poi alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale, che ne segnerà l’entrata in vigore. Sperabilmente in tempi rapidi, visti i ritardi.
Ma già ora gli elementi decisivi del decreto attuativo sono delineati.Passando di fatto all’Autorità nazionale anticorruzione la responsabilità di come risarcire i risparmiatori truffati delle due ex popolari venete e delle quattro banche messe in risoluzione a fine 2015 (Cariferrara, Banca Marche, Popolare dell’Etruria e Carichieti). Responsabilità non da poco, visto l’incrocio di una serie di fattori tutt’altro che agevoli.
Primo elemento, sarà proprio l’Anac, che già si è occupata dei risarcimenti agli obbligazionisti subordinati delle quattro banche messe in risoluzione, il terminale a cui inviare la richiesta di risarcimento da parte dei titolari di azioni o bond subordinati che abbiano subìto un danno ingiusto negli anni della crisi delle due banche. Rispettata dunque la previsione che non sarà sufficiente esser stati titolari di azioni per poter chiedere un rimborso, ma che si dovrà mostrare di aver subìto un danno. Ad esempio per una richiesta di vendita inevasa o scavalcata, o per essersi trovati ad acquistare azioni in forza di una violazione delle regole Mifid.
Sarà sempre l’Anac ad avviare l’arbitrato con cui valuterà il danno effettivo subìto e quantificherà il rimborso. «La scelta politica è quella di non mettere troppi vincoli», sostiene Baretta. Stabilito che non ci saranno tetti d’ingresso di reddito o di patrimonio, diventerà invece rilevante il criterio cronologico di presentazione. L’Anac, cioè, giudicherà le richieste per ordine di arrivo. In sostanza il decreto mette in pista una sorta di principio del tipo «il primo che arriva meglio alloggia».
Ma stabilito che la disponibilità economica è di 25 milioni di euro l’anno per quattro anni, è chiaro che così l’onere di quale criterio utilizzare per incrociare il giusto rimborso con il massimo numero di rimborsi possibili di fatto tocca all’Anac. E pur se il nodo di chi preme fuori dalla porta potrebbe trasformarsi in una forma di pressione per rifinanziare il fondo, restano alcune domande: l’Autorità privilegerà il criterio del giusto rimborso senza badare se così si esauriranno prima i fondi e si lasceranno altri risparmiatori in coda? Oppure fisserà in qualche modo un tetto ai ristori per ampliare il numero dei rimborsati?
E ancora resta la questione dei soci che avevano accettato lo scorso anno l’offerta di transazione delle due banche. Potranno essere risarciti? «Lo valuterà l’arbitro. Noi non impediamo l’accesso», risponde Baretta. La logica dovrebbe essere di aprire ad una sorta di integrazione rispetto a quanto già ricevuto. Ma il dubbio andrà risolto in via definitiva, stante che i soci avevano firmato lo scorso anno un accordo tombale rispetto ai contenziosi, pur se qui a dover mettere mano al portafogli non è la banca.
Intanto sugli altri fronti legali va registrato per Bpvi che i legali dell’ex presidente Gianni Zonin e dell’ex componente del cda Giuseppe Zigliotto, hanno presentato ricorso contro i sequestri dei loro immobili eseguiti dalle parti civili nelle scorse settimane. L’udienza davanti al tribunale del Riesame è fissata per il 2 maggio. Gli imputati, con gli avvocati Enrico Ambrosetti e Giulio e Giovanni Manfredini, contestano il decreto che ha disposto i sequestri conservativi.