«Il governo Gentiloni il proprio dovere l’ha fatto fino in fondo e ha creato un fondo di 350 milioni di euro per risarcire i soci delle banche rimasti con un pugno di mosche in mano negli anni terribili della crisi: se il nuovo governo vorrà aggiungere altre risorse la potrà fare, ma le critiche sono immotivate». Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia, non ama polemizzare: Matteo Renzi l’ha escluso dal Parlamento ma lui continua a dare battaglia e nel suo blog ha scritto anche cosa metterebbe nel contratto alla tedesca per far nascere il governo Pd-M5S. “Impresa impossibile”.
Sottosegretario Baretta, a che punto siamo con il decreto che prevede il fondo di ristoro delle vittime di reati finanziari previsto dalla legge di bilancio? «Il decreto è pronto e in queste ore è sul tavolo del Presidente del Consiglio a Palazzo Chigi e del Consiglio di Stato per le necessarie verifiche e nel giro di una settimana verrà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica. Questo dà il via alle procedure di rimborso per gli ex soci di sei banche: le ex Veneto Banca e Popolare Vicenza rivelare un anno fa da Intesa Sanpaolo e i quattro istituti messi in liquidazione: CariChieti, Banca Etruria, CariFerrara e Banca Marche. I rimborsi potranno essere chiesti dai risparmiatori, senza distinzione tra obbligazionisti e azionisti, che sono stati vittime di un danno ingiusto».
Come si può avviare la procedura di rimborso: è tutto chiaro o serve una circolare attuativa?«Il decreto diventa esecutivo con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale e sono previste due possibilità: o un accesso al giudice con una sentenza o con un accesso ad un arbitro individuato nell’Anac di Raffaele Cantone. Chi ritiene di aver subito un danno ingiusto presenta domanda a Cantone che poi valuterà se e come riconoscere il rimborso».
Non serve quindi la sentenza di un giudice del tribunale?«No. Quella è una strada che ritengo molto lunga. Chi decide la procedura con l’arbitro Anac avrà invece un percorso agevolato: non sono previste limiti di reddito o soglie di patrimonio e questa è una novità assoluta non solo in Italia ma anche in Europa. Tutti gli ex azionisti Bpvi e Veneto Banca che hanno perso il loro patrimonio potranno fare ricorso a Cantone e abbiamo stabilito un criterio cronologico per mettere ordine alle domande. Tutti dicono che la cifra è insufficiente, ma il governo Gentiloni intanto l’ha prevista e ora tocca agli altri incrementarla nella prossima legge di bilancio. Il criterio cronologico evita la confusione, ma non ha effetti sui meccanismi di rimborso».
Certo che 100 milioni in quattro anni sono una goccia rispetto al crac da 30 miliardi delle due popolari venete: ne avete discusso con le associazioni dei risparmiatori?«Certo, il confronto è durato mesi e ha coinvolto le associazioni che hanno accettato di sedersi al tavolo con il nostro governo per dialogare. I 100 milioni in 4 anni sono il contributo statale, cui bisogna sommare altri 150 milioni prelevati dal fondo interbancario destinato a rimborsare situazioni anomale. E siamo a 250. Poi bisogna aggiungere i 100 milioni che Intesa Sanpaolo ha messo in campo, come prestazione unilaterale. Tirate le somme siamo a 350 milioni. Il fondo Intesa potrebbe coprire le situazioni sociali più gravi, mentre il governo ha preferito un accesso più ampio».
Il governo può intervenire sui criteri fissati dall’Anac?«No e non dobbiamo farlo. Sarà Cantone a decidere le ragioni dei ricorrenti e l’entità dei rimborsi. E’ chiaro che i soci che hanno incassato la transazione con Bpvi e Veneto Banca vedranno defalcate queste somme dal calcolo del danno da risarcire».
Ci sono varie proposte di legge, in primis quella di Bitonci della Lega, che chiedono di allargare i criteri dei rimborsi: lei che ne pensa?«Se si tratta dei criteri di accesso difficile trovare una formula più garantista della nostra. So che alcune associazioni vorrebbero un risarcimento totale a prescindere dal riconoscimento del danno, ma questo criterio non sta in piedi. Basterà produrre la documentazione in cui si dimostra di aver firmato contratti con delle “baciate” o sottoscritto un mutuo in cambio di azioni e così via. Sarà l’arbitro Cantone a valutare, le polemiche sono strumentali. È la prima volta che si concede agli azionisti il diritto al risarcimento».